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Altri 55 delfini massacrati in Giappone: cucciolo prova a fuggire ma viene preso e ucciso

Dopo la mattanza dei 35 peponocefali avvenuto il 13 febbraio, nella baia di Taiji, in Giappone, si è consumato un altro atroce massacro di delfini. A finire sotto le lame dei cacciatori nipponici sono state 55 stenelle striate, che una volta condotte nel recinto della morte si sono ferite contro le rocce per tentare la fuga. Drammatiche le immagini di un piccolo issato a bordo di una piccola imbarcazione e buttato sotto le reti da pesca.
A cura di Andrea Centini
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Un cucciolo di stenella striata catturato dopo aver tentato la fuga. Credit: Ric O'Barry's Dolphin Project
Un cucciolo di stenella striata catturato dopo aver tentato la fuga. Credit: Ric O'Barry's Dolphin Project

Un nuovo, atroce massacro di delfini si è consumato nella “baia della morte” di Taiji, in Giappone. Questa volta a finire sotto le lame dei cacciatori nipponici è stato un intero gruppo famigliare di stenelle striate (Stenella coeruleoalba), per un totale di 55 esemplari uccisi. La mattanza si è consumata a pochissimi giorni di distanza da quella di 35 peponocefali (Peponocephala electra), splendidi delfini tropicali lunghi fino a 3 metri. In quel caso furono particolarmente scioccanti le immagini dei cetacei legati per le pinne caudali come fossero mazzi di fiori, prima di essere trascinati sotto i tendoni e macellati senza pietà.

Ma anche il nuovo massacro ha la sua immagine simbolo, che spezza il cuore per la crudeltà e l'indifferenza dimostrata dai cacciatori. Procediamo con ordine. Una volta intercettati, i delfini sono stati inseguiti per diverse miglia marine, prima di essere sopraffatti dalle imbarcazioni. Gli uomini li hanno spaventati a morte con la consueta tecnica dei pali di metallo (immersi in acqua e percossi per disorientare i cetacei). Radunati e trascinati nel recinto di Taiji, i mammiferi marini colti dal panico hanno cominciato a lanciarsi contro le rocce, procurandosi delle gravi ferite al rostro. Un piccolo, separato da sua madre, ha provato ad allontanarsi verso il bordo del recinto, nonostante fosse esausto dopo ore di fuga in mare aperto. È stato inseguito e affiancato; un membro dell'equipaggio lo ha afferrato per la pinna dorsale e lo ha issato sulla piccola imbarcazione. Una volta a bordo è stato infilato sotto una coltre di reti da pesca, vivo, come fosse un oggetto da buttare o nascondere. Si può solo immaginare il terrore, la sofferenza che ha potuto sperimentare la piccola stenella, un animale intelligente e sociale, separato dalla propria famiglia, dalla madre, sottoposto a uno stress disumano, prima di essere sbattuto fuori dal suo ambiente naturale con la forza. È stato finito a colpi di coltello, come tutti e 55 gli esemplari catturati, femmine incinte comprese.

Il massacro delle stenelle striate è stato documentato ancora una volta dai volontari “cove monitor” del Dolphin Project di Rick'o Barry, un ex addestratore di delfini che oggi si batte per la difesa dei piccoli cetacei in tutto il mondo. Fu tra i protagonisti principali del film The Cove, che fece scoprire a tutto il mondo le mattanze che si consumano nella baia di Taiji, nella prefettura di Wakayama. La pellicola vinse l'Oscar come miglior film-documentario nel 2010.

Poco dopo la mattanza i cacciatori nipponici hanno catturato otto lagenorinchi dai denti obliqui (Lagenorhynchus obliquidens), un'altra specie di delfino. Questa volta non per ucciderli e smerciarne la carne al supermercato, ma per venderli a peso d'oro ai delfinari e ai parchi marini. Gli spettacoli con i cetacei in cattività sono infatti la principale fonte di finanziamento per le atrocità che si consumano nella baia di Taiji, per questo il Dolphin Project invita a boicottarli.

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