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Altre 150 balene pilota massacrate a coltellate alle Faroe: alcuni delfini riescono a fuggire

L’organizzazione senza scopo di lucro Sea Shepherd Conservation Society ha annunciato che alle isole Faroe si è consumata una nuova strage di balene pilota o globicefali. A morire sotto le lame e gli uncini degli uomini sono stati circa 150 esemplari, compresi piccoli e femmine incinte. Un gruppo di delfini ha tentato la fuga durante un’altra “grindadrap”; alcuni sarebbero stati uccisi.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Twitter/Blue Conservation Society
Credit: Twitter/Blue Conservation Society

Il 29 maggio circa 150 balene pilota (Globicephala melas) sono state massacrate con armi bianche alle isole Faroe durante la sesta Grindadrap dell'anno, la spietata “caccia tradizionale” ai cetacei che si consuma nell'arcipelago subartico sito tra Islanda e Norvegia. Nello stesso giorno tra i 20 e i 40 lagenorinchi acuti (Lagenorhynchus acutus) – un tipo di delfino – potrebbero essere riusciti a sfuggire alle lame dei faoresi, benché siano state diffuse le immagini di alcune carcasse. Ad annunciare l'ennesima strage è stata l'organizzazione senza scopo di lucro Sea Shepherd Conservation Society, che da anni conduce la campagna “Operation Bloody Fjords” per contrastare questi massacri.

Sesta mattanza. Le 150 balene pilota sono state avvistate a sud della capitale Tórshavn (isola di Streymoy), dalla quale è partita la flottiglia di imbarcazioni che ha raggiunto il branco – tecnicamente un pod – di cetacei. Dopo averli inseguiti, accerchiati e spaventati a morte con manovre ormai consolidate, gli equipaggi hanno condotto i mammiferi marini verso la baia di Sandágerði, dove ad attenderli c'era la consueta massa di uomini inferocita che li ha assaliti non appena si sono spiaggiati. Le atroci uccisioni si consumano sempre con la stessa tecnica; la recisione del midollo spinale attraverso strumenti che vengono infilzati dietro la testa degli animali. Molti restano quasi decapitati e muoiono dopo un'agonia che può durare alcuni minuti, resa ancor più dolorosa dal terrore nel vedere i propri compagni martoriati. I faroesi (o feringi) non risparmiano nemmeno piccoli e femmine gravide. L'intera baia si è tinta di rosso sangue.

Fuga disperata. Mentre a Sandágerði si consumava la sesta mattanza del 2019 (il 26 maggio erano stati uccisi altri 61 globicefali ad Hvalba, mentre altri 55 erano stati massacrati a Bøur il 12 maggio), un gruppo di lagenorinchi acuti è stato avvistato nei pressi del fiordo di Nólsoyarfjörð. Come riporta Sea Shepherd, una manciata di imbarcazioni si è lanciata al loro inseguimento per spingere i cetacei nel fiordo Skálafjørð e verso la baia di Skálabotnur, ma i cetacei sono riusciti a eludere le manovre dei cacciatori e hanno preso il largo. Un'imbarcazione è rimasta in mare per provare a “stanarli” di nuovo e organizzare un altro tentativo di accerchiamento, che probabilmente almeno in parte è riuscito. Nelle ultime immagini diffuse dall'organizzazione Blue Planet Society si vedono infatti alcune carcasse di lagenorinchi dai denti obliqui adagiate su una banchina.

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