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Alghe-robot inserite nel corpo per curare il cancro ‘da dentro’: come funzionano

Un team di ricerca internazionale ha creato nanorobot biodegradabili che in futuro potrebbero essere utilizzati per diagnosticare e curare le malattie. Sono basati sull’alga spirulina e possono essere controllati nell’organismo dei pazienti sfruttando i campi magnetici.
A cura di Andrea Centini
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Creati nanorobot telecomandati e biodegradabili che un giorno potrebbero essere utilizzati per la diagnosi e il trattamento di malattie, rilasciando farmaci mirati direttamente nell'organismo del paziente. Li ha messi a punto un team di ricerca internazionale composto da studiosi dell'Università di Hong Kong, dell'Università di Manchester e dell'Università di Edimburgo, che li ha costruiti partendo da una base organica di alga spirulina, un cianobatterio (Cyanobacteria) che vive nei laghi salmastri e caldi.

Realizzare simili robot microscopici è sempre stato l'obiettivo più ambizioso della nanomedicina, tuttavia vi sono diversi ostacoli da superare: dal metodo di controllo nell'organismo del paziente alla biocompatibilità, passando per il processo di espulsione o degradabilità dei nanorobot. Gli studiosi coordinati dai professori Li Zhang e Kostas Kostarelos sono riusciti a risolvere parte dei problemi sfruttando l'alga spirulina rivestita con ossido di ferro.

Il processo di creazione dei nanorobot: Credit University of Hong Kong/University of Manchester /ScienceMag
Il processo di creazione dei nanorobot: Credit University of Hong Kong/University of Manchester /ScienceMag

Grazie a questo composto, infatti, gli studiosi riescono a manovrarli e indirizzarli nella parte desiderata dell'organismo – anche le più profonde – attraverso i campi magnetici. La fluorescenza naturalmente presente nell'alga consente inoltre il tracciamento ad alta precisione, permettendo di rilevare i nanorobot con tecniche di imaging o risonanze magnetiche. La velocità della biodegradazione può invece essere controllata dalle diverse concentrazioni di ossido di ferro

“Anziché fabbricare un microrobot funzionale partendo da complicati processi di laboratorio – ha sottolineato il professor Zhang – ci siamo proposti di sfruttare direttamente materiali intelligenti presenti in natura, caratterizzati da funzionalità favorevoli per le applicazioni mediche grazie alla loro composizione chimica intrinseca”.

Questi microscopici robot a propulsione magnetica hanno la capacità di “percepire” le variazioni nell'ambiente organico in cui entrano in contatto e possono così (potenzialmente) diagnosticare patologie come il cancro, oltre che fungere da vettori per il rilascio di farmaci. Ma il futuro della medicina deve ancora attendere, poiché prima dei test sugli esseri umani dovranno essere verificati la biocompatibilità e gli eventuali effetti della degradazione. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Science Robotics.

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