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Albero di natale, perché l’abete vero è più sostenibile di quello sintetico in plastica

Un vero albero di Natale è più amico dell’ambiente di quello in plastica. Tra i numerosi vantaggi sottolineati dalla Coldiretti e dal Programma per il riconoscimento di schemi nazionali di Certificazione Forestale (PEFC), vi sono soprattutto le emissioni di anidride carbonica legate a produzione e smaltimento, che risultano essere quattro volte inferiori per i veri abeti.
A cura di Andrea Centini
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Albero di Natale
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Potrebbe sembrare un paradosso, ma un albero di Natale vivo e vegeto, cioè un abete vero, è più sostenibile di quello fatto di plastica. A sottolinearlo sono la Coldiretti e il Programma per il riconoscimento di schemi nazionali di Certificazione Forestale (PEFC), un ente che certifica la buona gestione del patrimonio forestale, sulla base della risposta a determinati criteri di sostenibilità. Il motivo per cui un abete vero è più sostenibile di uno sintetico risiede nelle emissioni legate a produzione e smaltimento, che sono quattro volte inferiori rispetto a uno in plastica.

Per produrre un abete sintetico è innanzitutto necessaria la lavorazione del petrolio, noto per essere alla base di molti problemi del pianeta, dall'inquinamento ai cambiamenti climatici. Uno dei metodi per ottenere la plastica è attraverso un processo chiamato “cracking”, che serve a rompere le catene lunghe delle molecole di idrocarburi alla base dell'“oro nero”. Grazie ad esso vengono prodotti monomeri e poi polimeri che vengono aggiunti ad additivi (come coloranti, antifiamma, antiossidanti etc etc) per ottenere varie tipologie di plastiche.

Ma non è solo la produzione degli alberi sintetici a non essere ecosostenibile. La maggior parte degli alberi di plastica viene infatti prodotta in Cina, e per arrivare fino in Italia fa un viaggio di migliaia e migliaia di chilometri, aumentando sensibilmente le emissioni di CO2 (anidride carbonica) in atmosfera attraverso i mezzi di trasporto. In base a uno studio condotto dalla Coldiretti, ogni anno in Italia vengono acquistati mediamente ben cinque milioni di abeti di plastica, le cui emissioni relative sono pari a quelle di 6 milioni di chilometri percorsi in macchina. Sempre secondo i dati diffusi da Coldiretti, l'88 percento delle famiglie italiane considera irrinunciabile l'albero di Natale, e poco più della metà di esse (il 55 percento) sceglie l'albero sintetico al posto del tradizionale peccio (Picea abies) o abete rosso, l'albero di Natale per eccellenza.

Acquistando un albero di Natale vero, spiega la Coldiretti, oltre a sostenere economicamente le comunità locali, si aiuta a migliorare l'assetto idrogeologico del Bel Paese, perché gli abeti vengono coltivati in “zone montane e collinari in terreni marginali altrimenti destinati all'abbandono”. La presenza degli alberi contrasta l'erosione e il propagarsi degli incendi. “Grazie agli alberi di Natale – si legge nel comunicato stampa della Coldiretti – è quindi possibile mantenere la coltivazione in molte aree di montagna con il terreno lavorato, morbido e capace di assorbire la pioggia in profondità prima di respingerla verso valle evitando i pericoli delle frane, mentre la pulizia dai rovi e dalle sterpaglie diminuisce il pericolo d’incendi”. La stragrande maggioranza degli alberi in vendita deriva da coltivazioni specializzate di questo tipo, mentre il 10 percento, come spiegato dal PEFC, “viene venduto senza radici (i cosiddetti cimali o punte d'abete) e deriva da normali pratiche di gestione forestale che prevedono interventi di diradamento indispensabili per far sviluppare meglio le nostre foreste”. Si tratta degli sfolli, "diradamenti o potature indispensabili per lo sviluppo e la sopravvivenza dei boschi".

A differenza di un abete chimico, inoltre, l'abete vero assorbe anidride carbonica e rilascia ossigeno, con un impatto sull'ambiente ancora migliore. Dopo il Natale l'albero acquistato al vivaio (PEFC e Coldiretti raccomandano di leggere sempre l'etichetta per verificare che sia certificato) può essere piantato in giardino, oppure consegnato alle isole ecologiche per lo smaltimento. Ma ci sono alcuni vivai che lo ritirano, lo curano fino alla festa successiva e lo riconsegnano a chi lo ha acquistato. Ripiantare l'abete in un bosco può invece essere nocivo per diverse ragioni, ad esempio di tipo genetico.

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