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Aglio, cipolla e interiora bovine: ecco l’antibiotico medioevale

Un manoscritto del IX secolo ci istruisce sui trattamenti medici dell’epoca degli Anglosassoni: oggi i ricercatori ricreano in laboratorio quei farmaci scoprendo che funzionano anche contro i batteri resistenti agli antibiotici.
A cura di Nadia Vitali
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Copia di una pagina del Medicinale Anglicum
Copia di una pagina del Medicinale Anglicum

Un gruppo interdisciplinare, composto da esperti di cultura anglosassone e microbiologi, ha recentemente “scoperto” un trattamento antibiotico in un luogo piuttosto insolito: tra le pagine di un manoscritto vecchio di oltre mille anni, attualmente conservato presso la British Library, noto come Medicinale Anglicum o Bald's Leechbook.

Medicina medioevale

Un testo di medicina risalente al IX secolo e oggi superstite soltanto in una copia scritta per mano di un tale Cild per ordine di un tale Bald, secondo quanto è possibile leggere, in latino, nel colophon alla fine del secondo libro che conclude il manoscritto. L'epoca era quella in cui gli Angli e i Sassoni erano già stabilmente insediati in Gran Bretagna. Seguendo l’ordine “dalla testa ai piedi”, il manuale tratta dei disturbi dividendoli in malattie esterne (trattate nel primo libro) e disordini interni (trattati nel secondo). Tra i diversi rimedi proposti, uno in particolare ha attirato l’attenzione dei ricercatori della University of Nottingham e riguarda la terapia delle infezioni oculari.

Una pozione "da streghe"…

Le istruzioni sono particolarmente specifiche e minuziose. Secondo la traduzione che ne hanno fatto gli studiosi, si richiede di procurarsi due diversi tipi di Allium: l’Allium sativum, meglio noto come aglio, e l’Allium cepa o l’Allium ampeloprasum, ossia la cipolla o il porro. Sono inoltre necessari il vino e il fiele del bue, ricavato dalle interiora dei bovini. Un recipiente di ottone (come non pensare ad un calderone delle streghe, visti gli ingredienti!) sarà indispensabile per far fermentare e purificare il tutto; la mistura, infine, dovrà riposare per nove giorni prima di poter essere utilizzata.

… Ricreata in laboratorio

Gli studiosi si sono chiesti se non era il caso di provare a ricreare l'unguento in laboratorio e verificarne gli effetti. I sali del rame e gli acidi biliari, spiegano, hanno proprietà antisettiche mentre le piante del genere Allium rilasciano sostanze in grado di interferire con le capacità dei microbi di danneggiare tessuti infetti. Quello a cui non si era pensato era a combinare insieme tutti questi elementi. Così il gruppo si è messo all'opera, mescolando parti uguali di aglio sia alla cipolla sia al porro finemente ridotti in briciole. Fondamentale era rintracciare gli ingredienti il più possibile simili a quelli che venivano utilizzati all'epoca e, in questo senso, i vegetali erano quelli che comportavano le maggiori difficoltà, dal momento che molte varianti coltivate hanno subito importanti modifiche con il passare dei secoli.

Le proprietà delle erbe usate in medicina erano illustrate dagli erbari. (In questa immagine, un particolare del Dioscoride in un manoscritto del VII secolo custodito presso la Biblioteca Nazionale di Napoli.)
Le proprietà delle erbe usate in medicina erano illustrate dagli erbari. (In questa immagine, un particolare del Dioscoride in un manoscritto del VII secolo custodito presso la Biblioteca Nazionale di Napoli.)

Al "battuto" si sono uniti 25 millilitri di un vino britannico biologico proveniente da uno storico vigneto nei pressi di Glastonbury. Il gotico calderone delle streghe è stato sostituito con delle bottiglie in vetro contenenti piccole lastre in ottone. Infine hanno aggiunto acidi biliari in acqua distillata ed hanno lasciato il composto ad una temperatura di 4° celsius proprio per nove giorni. I ricercatori hanno inoltre preparato varianti "di controllo" della stessa pozione, prive degli ingredienti di origine vegetale.

Risultati sorprendenti (ed utili)

Poi è iniziata la fase di sperimentazione che ha coinvolto colture di Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA), ossia ceppi di Staphylococcus aureus che, nella loro evoluzione, hanno sviluppato la resistenza a diverse tipologie di antibiotico: prima in vitro e poi su frammenti di pelle infetta proveniente da topi di laboratorio. I risultati hanno decisamente soddisfatto i ricercatori, con oltre il 90% di batteri uccisi dalla "pozione".

E gli studiosi già ci sperano: dal rimedio medioevale troveremo la soluzione contro i superbatteri? Effettivamente non sarebbe la prima volta che gli antichi ci istruiscono su come risolvere un problema della contemporaneità. Vediamo cosa ne penseranno i colleghi a cui saranno presentati i risultati nella conferenza annuale della Society for General Microbiology conference che si sta tenendo a Birmingham in questi giorni.

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