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Abbiamo il ‘pilota automatico’ nel cervello: per questo possiamo fare cose senza pensare

Quando siamo impegnati in attività quotidiane e di routine il nostro cervello inserisce il “pilota automatico”, che ci permette di risparmiare energie mentali per altri compiti e attività mentre agiamo.
A cura di Andrea Centini
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Il nostro cervello inserisce il “pilota automatico” quando siamo impegnati nei gesti quotidiani, di routine e prevedibili, ovvero tutti quelli che richiedono una risposta immediata e precisa che già conosciamo perfettamente. In altri termini, quando percorriamo il consueto tratto di strada casa-lavoro (o casa-scuola), apriamo il frigorifero o ci laviamo i denti, il cervello si ‘imposta' in una modalità che permette di eseguire i suddetti compiti senza impegnare troppo le energie mentali. Mentre allacciamo le scarpe o rifacciamo il letto, infatti, non siamo concentrati sui gesti meccanici super collaudati per completare l'azione, ma siamo liberi di pensare a tutt'altro, come alle possibili domande di un imminente esame, al colloquio di lavoro o magari al menù della cena romantica in programma nella serata.

Del ‘pilota automatico' nel cervello si discute da tempo nei meeting di neuroscienziati, ma a capire come e dove agisce esattamente sono stati i ricercatori dell'Università di Cambridge (Gran Bretagna), grazie a uno specifico esperimento e a risonanze magnetiche funzionali (fMRI) per monitorare l'attività cerebrale. Gli studiosi, coordinati dalla professoressa Deniz Vatansever, hanno determinato che esso è localizzato nella “network default mode”, ovvero nella rete neurale che è attiva quando il nostro cervello non è impegnato in alcuna specifica attività. Con la vita frenetica che abbiamo oggi questi momenti sono molto rari, tuttavia il cervello è ben ‘preparato' anche ad affrontare l'ozio.

Vatansaver e colleghi hanno coinvolto un gruppo di volontari e ne hanno monitorato il cervello mentre imparavano un nuovo gioco di carte. Se nelle fasi dell'addestramento e delle partite da ‘esordienti' buona parte delle energie mentali erano assorbite dall'imparare le regole e mettere a punto le strategie, col trascorrere del tempo le azioni sono diventate sempre più di routine, fino al punto in cui l'azione non è risultata dissimile dal prendere il telecomando per accendere il televisore del salotto. Dal monitoraggio dell'attività cerebrale è emerso che le varie aree attive nella fase dell'apprendimento ad un certo punto si sono "spente”, lasciando soltanto quelle della network default mode, proprio perché ormai il gioco era stato assimilato e il cervello poteva impegnarsi su altro. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PNAS.

[Credit: Kalhh]

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