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7 cose che non sai sul mercato della carne

Carne sì o no? Il dubbio è sorto a molti di noi in questi mesi successivi all’annuncio dell’OMS che ha dichiarato cancerogena la carne rossa lavorata. Per fare chiarezza, ecco 7 cose che non sai sul mercato della carne.
A cura di Andrea Centini
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Trascinata più volte sul banco degli imputati dalla ricerca scientifica alla stregua del vizio del fumo e dello smog, la carne, e in particolar modo la carne rossa, è al centro di un aspro dibattito che oltre alla salubrità coinvolge tematiche ambientali ed etiche. Questo alimento, inoltre, può rappresentare il pomo della discordia tra chi decide di non consumarla e chi continua a mantenerla nella propria dieta, due correnti di pensiero che talvolta si scontrano sulla rete con toni durissimi, veicolati dall'incapacità di alcuni di ascoltare le motivazioni dell'altro. Ecco sette curiosità sul mercato della carne in Italia e nel resto del mondo.

Carne in Italia
Carne all'estero
Perché mangiare carne
Perché non mangiare carne
La carne e l'ambiente
Benessere animale
Il costo della carne

1. Quanta carne mangia un italiano 

Secondo la IARC (International Agency for Research on Cancer) i rischi per la salute aumenterebbero consumando oltre 100 grammi di carne rossa e 50 grammi di salumi al giorno, un valore superiore rispetto al consumo medio pro-capite italiano stimato dalla FAO, che è di 96 grammi al giorno e comprensivo degli insaccati. Questo valore, in Italia, è iniziato a salire negli anni '60 grazie alla crescita economica e si è stabilizzato alla fine degli anni '80, dove all'efficienza produttiva si è contrapposta una maggiore sensibilità sul benessere degli animali.

2. Quanta carne mangiano all'estero

Tra i cosiddetti paesi sviluppati, gli europei sono quelli che in media consumano meno carne degli altri. In Oceania il consumo apparente pro-capite è stimato in ben 123 chilogrammi all'anno; seguono gli Stati Uniti e il Canada con 115 chilogrammi, i paesi sudamericani con 81 chilogrammi e gli europei con 79. Nel resto del mondo si registrano i 58 chilogrammi dell'America Centrale, i 33 dell'Asia 33 e i 21 dell'Africa. Oggi siamo sette miliardi ma si stima che nel 2050 la popolazione mondiale salirà sino a nove miliardi; ciò aumenterà inevitabilmente la richiesta di carne con un conseguente impatto su questi valori.

3. Perché bisognerebbe mangiare carne

La carne, in quantità moderate, insieme a cereali, frutta, olio d'oliva, vino e verdure è parte integrante della Dieta Mediterranea, un Patrimonio Mondiale Immateriale dell'Umanità dell'UNESCO dal 2010. La carne fornisce proteine, amminoacidi essenziali e altri micronutrienti fondamentali per l'organismo come ferro, zinco, selenio e vitamine B12, B2 e PP, che, a seconda dei casi, sono presenti in basse concentrazioni o quasi del tutto assenti negli alimenti di origine vegetale. Per le donne in gravidanza consumare carne è importante per il ferro eme, che aiuta lo sviluppo cognitivo del bambino, inoltre è fondamentale per chi pratica sport, contribuendo allo sviluppo e alla riparazione della massa muscolare.

4. Quali sono le controindicazioni per la salute

Oltre alle quantità di carne consumate, nel mirino dei ricercatori sono finite alcune sostanze come composti policiclici aromatici, nitriti e nitrati, per i quali si ritiene vi sia un legame con l'insorgenza di tumori. Generalmente, essi non sono presenti direttamente nella carne, ma vengono aggiunti o si formano nei processi di lavorazione e trasformazione dell'alimento. Per quanto concerne gli insaccati, i principali indiziati sono gli additivi e i conservanti, utilizzati per prolungare la conservazione, fungere da protezione contro i microbi e per esaltare sapidità, consistenza e talvolta il colore nei prodotti industriali. In Italia, fortunatamente, l'uso dei conservanti è limitato rispetto ad altri paesi. Per la carne è invece il metodo di cottura ad alte temperature ad aumentare i rischi, come ad esempio la fiamma diretta dei barbecue e conseguente carbonizzazione, un processo che riguarda anche la salubrità di verdure e pizza.

5. L'impatto ambientale del mercato della carne

La sostenibilità della filiera alimentare rappresenta uno degli argomenti cardine delle politiche mondiali ed è al centro del rapporto “La Sostenibilità delle Carni in Italia”, presentato nei giorni scorsi a Bruxelles. La produzione di carne ha generalmente un impatto sull'ambiente superiore rispetto a quello degli alimenti vegetali; basti pensare alla deforestazione per far posto agli allevamenti e alla colture di foraggi, alle risorse idriche per mantenerle, all'uso di concimi e agrofarmaci, alla produzione di CO2 e di altri inquinanti provocati dalle deiezioni degli animali, che alimentano i gas serra. In base al progetto GLEAM (Global Livestock Environmental Assessment Model) della FAO, la filiera europea è considerata una delle migliori in assoluto dal punto di vista dell'impatto ambientale, benché ci siano margini di miglioramento sui quali è necessario lavorare.

6. Il benessere degli animali e la sicurezza

Tra le bufale da sfatare vi è l'utilizzo degli ormoni negli allevamenti, che è assolutamente vietato in tutto il territorio europeo. Per quanto concerne gli antibiotici, il loro utilizzo è strettamente regolamentato e legato alla prescrizione dei medici veterinari. Le carni degli animali curati debbono rispettare il cosiddetto “periodo di sospensione” e non possono essere immesse sul mercato prima che i residui dei medicinali siano scomparsi. In Italia sono coinvolti oltre 4.500 veterinari e il nostro sistema è ritenuto uno dei più sicuri e controllati in assoluto. La normativa sul benessere degli animali è altrettanto rigorosa e in diversi casi, in Italia, le violazioni sono un reato penale.

7. Gli aspetti economici del mercato della carne

Il settore delle carne in Italia è suddiviso nelle tre filiere principali, ovvero avicola, bovina e suina, generando un valore d'affari di 30 miliardi di euro all’anno, 1/6 dell’intero settore alimentare che è di 180 miliardi di euro. Il nostro paese, il cui PIL nazionale è di 1.500 miliardi di euro, ha il primato europeo per numero di prodotti DOP e IGP, inoltre i primi quattro DOP per volumi d'affari fanno parte delle filiere zootecniche, le cui aziende sono principalmente concentrate al nord.

[Foto di copertina di Jsbaw7160]

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