video suggerito
video suggerito

35 delfini catturati, legati come mazzi di fiori e uccisi. Nuovo massacro in Giappone

La baia della morte di Taiji, nella prefettura giapponese di Wakayama, è stata teatro dell’ennesimo, spietato massacro di delfini. 35 esemplari di peponocefalo, un cetaceo tropicale, sono stati inseguiti e condotti nel recinto marino, dove si sono radunati al centro e strofinati l’un l’altro come per darsi conforto. I cacciatori li hanno legati per le pinne caudali e li hanno uccisi tutti, piccoli e femmine incinte compresi.
A cura di Andrea Centini
21.814 CONDIVISIONI
Esemplari di peponocefalo catturati e legati per la pinna caudale, prima della macellazione. Credit: Dolphin Project
Esemplari di peponocefalo catturati e legati per la pinna caudale, prima della macellazione. Credit: Dolphin Project

Un intero branco (pod) composto da 35 delfini è stato catturato, condotto nella “baia della morte” di Taiji e macellato dai cacciatori giapponesi. Si è trattato dell'ennesima mattanza perpetrata ai danni dei mammiferi marini nella cittadina nipponica, balzata agli onori della cronaca internazionale dopo essere finita al centro al centro del film-documentario “The Cove”. La pellicola di Louie Psihoyos, vincitrice del Premio Oscar nel 2010, fece conoscere a tutto il mondo la barbara e anacronistica tradizione che si tiene nella baia, sita nel cuore della prefettura di Wakayama. Ogni anno in questo piccolo fazzoletto di mare vengono uccisi migliaia di delfini; molti sono quelli catturati per essere venduti (a peso d'oro) ai parchi acquatici e ai delfinari di tutto il mondo.

Ai 35 delfini catturati martedì 11 febbraio non è stato lasciato scampo; sono stati tutti uccisi. Giovani e femmine incinte compresi. Le imbarcazioni dei cacciatori sono uscite dal porticciolo di mattina e si sono dirette verso Sud, dove hanno intercettato il branco di cetacei piuttosto a largo. Dopo aver circondato e spaventato i delfini con la tecnica dei pali di metallo (che vengono immersi e percossi per terrorizzare e radunare gli animali), li hanno spinti verso riva fino a condurli nella baia della morte. Una volta imprigionati, i cetacei si sono raccolti al centro del recinto e hanno iniziato a strofinarsi l'uno con l'altro, come per darsi conforto. È un comportamento già visto altre volte nella baia di Taiji. I cetacei sono infatti animali estremamente sociali e intelligenti, che hanno moltissime caratteristiche in comune con noi e gli altri grandi primati; il terrore che sperimentano per sé stessi e i membri del proprio gruppo rende questi massacri atti semplicemente atroci e disumani. Agghiaccianti le immagini dei delfini legati per le pinne caudali, come fossero mazzi di fiori. Gli esemplari sono stati tutti trascinati sotto i tendoni e uccisi a coltellate.

La specie di cetaceo protagonista del nuovo massacro è il peponocefalo (Peponocephala electra), un delfino tropicale lungo fino a 3 metri e caratterizzato da una testa globosa priva di rostro, come i grampi e i globicefalo. La mattina del 16 gennaio furono uccisi altri 22 esemplari di questa splendida specie. Tutte le mattanze nella baia di Taiji sono documentati dai volontari – i “cove monitor” – del Dolphin Project di Rick'o Barry, ex addestratore di delfini (anche del celebre Flipper) che si è totalmente votato alla causa della conservazione di questi animali. Fu anche tra i principali artefici del successo del film The Cove.

I volontari che fanno riprese e fotografie non possono intervenire per ostacolare le operazioni di caccia, poiché verrebbero arrestati e condannati a pene severissime; i membri dell'organizzazione Sea Shpeherd che contrastavano le baleniere giapponesi nell'Oceano Antartico sono stati equiparati a terroristi dal punto di vista legale, con tutto ciò che ne consegue in caso di arresto.

21.814 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views