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30 nuove specie di animali marini scoperte alle Galapagos: le immagini spettacolari

Durante una campagna di ricerca scientifica condotta nel 2015, gli scienziati hanno identificato 30 nuove specie di animali marini che vivono nelle acque profonde attorno alle isole Galapagos. I ricercatori, che hanno impiegato cinque anni per studiare e classificare le nuove specie, si sono avvalsi di due robot sottomarini grazie ai quali hanno prelevato un centinaio di campioni e registrato oltre 85 ore di filmati.
A cura di Andrea Centini
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Alcune delle nuove specie scoperte. Credit: Ocean Exploration Trust / Nautilus Live.
Alcune delle nuove specie scoperte. Credit: Ocean Exploration Trust / Nautilus Live.

Trenta nuove specie di animali marini sono state scoperte alle Galapagos, più nello specifico sui fondali e lungo i pendii delle montagne sottomarine che circondano le 13 iconiche isole ecuadoregne, la cui fauna – unica al mondo – ha ispirato il celebre naturalista Charles Darwin a formulare la teoria della selezione naturale impressa ne “L'origine delle specie”. Tra i nuovi animali identificati – tutti invertebrati – figurano coralli, ottocoralli, spugne di vetro, stelle marine e crostacei. Cinque di essi appartengono a generi completamente nuovi per la scienza.

A scoprire queste meraviglie della natura è stato un team internazionale guidato da biologi marini della Stazione di Ricerca Charles Darwin che ha sede proprio alle Galapagos. Hanno collaborato con i colleghi del Museo Nazionale di Storia Naturale “Smithsonian” di Washington (Stati Uniti), del Dipartimento di Biologia dell'Università Statale della Pennsylvania, del Museo Victoria di Melbourne (Australia), dell'Università delle Hawaii e di numerosi altri istituti sparsi per il mondo.

Credit: Ocean Exploration Trust / Nautilus Live.
Credit: Ocean Exploration Trust / Nautilus Live.

I risultati della ricerca si basano su una spedizione condotta nel 2015 in sette distinti siti di acque profonde delle Galapalagos, durante la quale sono stati utilizzati due robot sottomarini controllati da remoto o ROV (Remotely Operated Vehicle) da scienziati a bordo della nave da ricerca E/V Nautilus. Gli scienziati, coordinati dal professor Pelayo Salinas-de-León, hanno spinto i ROV Argus ed Hercules tra i 290 e il 3.300 metri di profondità, e durante le immersioni hanno prelevato un centinaio di campioni biologici che sono stati spediti a colleghi di tutto il mondo per le analisi di rito. Sono state registrate anche oltre 85 ore di filmati, che hanno aiutato gli zoologi a classificare gli organismi e a descriverli nel contesto del proprio misterioso habitat naturale.

Come indicato, sono state identificate trenta nuove variopinte specie di invertebrati, tra le quali una decina di variopinti coralli “bambù” di acqua fredda, spugne di vetro, veri e propri giardini sommersi di ottocoralli e crostacei. Tra gli animali più interessanti figurano “il primo gigantesco corallo molle solitario noto per il Pacifico tropicale orientale, un nuovo genere di spugna di vetro che può crescere in colonie di oltre un metro di larghezza e gorgonie colorate che ospitano una miriade di specie associate”, come si legge in un comunicato stampa divulgato dalla Charles Darwin Foundation (CDF), coinvolta nel progetto di ricerca.

Credit: Ocean Exploration Trust / Nautilus Live.
Credit: Ocean Exploration Trust / Nautilus Live.

Pur essendo tra i biomi più grandi della Terra, quelli delle acque profonde sono fra i meno conosciuti, anche in un luogo protetto e ben studiato come le isole Galapagos, pertanto non deve stupire la scoperta di decine di nuove specie durante un'unica campagna di ricerca scientifica. Salinas-de-León e colleghi sottolineano che molta della fauna bentonica (del fondale marino) di questo paradiso è minacciata dalle attività antropiche, come la pesca a strascico, per questo è fondamentale catalogare e studiare lo stato di conservazione della biodiversità, prima che sia troppo tardi. I dettagli della ricerca “Characterization of deep-sea benthic invertebrate megafauna of the Galapagos Islands” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature.

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