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110 scimmie liberate dopo anni di sperimentazioni

Da gabbie di isolamento e mura di cemento, alla libertà che stupisce e disorienta. Ma che piace: “tutti guardavano il cielo, forse per la prima volta”.
A cura di Redazione Scienze
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Hanno tra uno e cinquant'anni le scimmie che all'improvviso, dopo anni di sperimentazioni, hanno trovato la libertà. Facendo seguito alla riduzione dell'uso degli scimpanzé nei test di laboratorio disposta dal governo statunitense nel 2013, il New Iberia Center in Louisiana ha finalmente liberato centodieci scimmie nell'oasi "Chimp Haven" nello stesso stato americano. Il percorso personale che ha portato queste scimmie alla libertà è fatto di esperimenti, virus inoculati forzatamente, anestesie e biopsie. Sperimentazioni che negli anni hanno permesso ai ricercatori del New Iberia Center di approfondire la conoscenza di malattie che interessano gli essere umani, come epatite e Aids.

Il percorso della legge è stato incredibilmente lungo: diciassette anni fa il National Institutes of Health (NIH) aveva riconosciuto di avere a disposizione un numero spropositato di esemplari per gli esperimenti, quattordici anni fa il Chimp Act di Clinton, in cui si stabiliva che gli animali "in pensione" non dovessero essere uccisi. Ma da un laboratorio venivano spostati ad un altro finché nel 2007 si è stabilito che dovessero essere portati in oasi naturali. E infine la forte limitazione, con Francis Collins, direttore dell'NHI che ha riconosciuto che l'impiego dei primati "non è più così necessario”, anche se "la somiglianza degli scimpanzé con noi uomini li rende molto importanti per alcuni tipi di ricerche, ma richiede anche che ci siano motivazioni davvero importanti per usarli".Una similitudine che negli anni ha rappresentato un argomento in entrambe le direzioni, pro- e contro-sperimentazione: perché gli scimpanzé sono altruisti, hanno il senso dell'onestà, hanno il 98% del nostro patrimonio genetico. Perché insomma somigliano tanto a noi.

Quando gli scimpanzé si sono visti aprire le porte della libertà "alcuni esemplari hanno esitato a mettere i piedi sull’erba – racconta Kathleen Conlee, ricercatrice sugli animali di Humane Society degli Stati Uniti (Hsus) – ma alla fine l’hanno fatto e tutti guardavano il cielo, forse per la prima volta". Esattamente come i dieci che sono stati liberati l'anno scorso in Austria (video di seguito).

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