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100 cetacei sono morti in uno spiaggiamento di massa avvenuto in Nuova Zelanda

97 globicefali e tre tursiopi sono morti in seguito a uno spiaggiamento di massa verificatosi a Waitangi West Beach, una remota spiaggia su una delle Isole Chatham, in Nuova Zelanda. Quando i soccorritori sono arrivati c’erano soltanto 26 animali ancora vivi, ma erano troppo deboli per essere salvati, e a causa del mare agitato e della quasi certa presenza di squali bianchi hanno deciso di sopprimerli con l’eutanasia.
A cura di Andrea Centini
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Cento cetacei sono deceduti in uno spiaggiamento di massa verificatosi lungo le coste delle Isole Chatham, un piccolo arcipelago a Est della Nuova Zelanda (della quale fanno parte politicamente). I mammiferi marini che hanno perso la vita sono quasi tutti globicefali, 97, mentre gli altri tre sono tursiopi (Tursiops truncatus), i delfini per antonomasia. I globicefali sono grandi delfinidi slanciati di colore scuro – possono superare i 6 metri di lunghezza – conosciuti anche col nome di “balene pilota”, benché si tratti di odontoceti e dunque hanno i denti e non i fanoni. Le due specie appartenenti al genere Globicephala, il globicefalo propriamente detto (Globicephala melas) e il globicefalo di Gray (Globicephala macrorhynchus), sono ben note agli scienziati proprio per gli spiaggiamenti di massa. Tra il 21 e il 22 settembre scorsi ne sono morti circa 400 in Tasmania, nel più grande spiaggiamento mai registrato in Australia. Il più grande in assoluto si verificò proprio su una spiaggia delle Isole Chatham nel lontano 1918, con oltre mille animali morti.

Il nuovo spiaggiamento si è verificato in un'area remota di una delle isole, che si trovano a circa 800 chilometri dall'Isola del Sud, la più grande della Nuova Zelanda, pertanto i soccorritori del Dipartimento di Conservazione hanno impiegato diverse ore per raggiungere gli animali dopo la segnalazione. A rallentare le operazioni di salvataggio anche un lungo blackout. Al loro arrivo sulla spiaggia Waitangi West Beach sono stati trovati soltanto 26 cetacei vivi, ma erano già troppo deboli per essere riportati in mare. I veterinari hanno così deciso di sopprimerli con l'eutanasia, anche a causa del mare grosso che impediva qualunque tentativo estremo di salvataggio e per la “quasi certezza che si fossero radunati grandi squali bianchi lungo la costa”, come specificato in un comunicato stampa dalla dottoressa Jemma Welch, ranger del Dipartimento della Conservazione – Biodiversità “The Papa Atahway”. Quando avvengono spiaggiamenti di questo tipo, infatti, spesso vengono osservati gruppi di squali bianchi pronti ad aggredire i cetacei morti o moribondi.

A causa della posizione remota, le autorità hanno deciso che le carcasse dei cetacei saranno lasciate a decomporsi naturalmente. Per onorare lo spirito dei globicefali e dei tursiopi morti, sul luogo dello spiaggiamento si sono recati i rappresenti di alcuni popoli indigeni (Hokotehi Moriori, Ngāti Mutunga o Wharekauri Iwi) e hanno eseguito una cerimonia chiamata karakii / karakia. I Maori e altre tribù oceaniche nutrono infatti profondo rispetto e ammirazione per queste meravigliose creature del mare. Ad oggi non è noto come mai i globicefali – noti anche per i massacri delle “grindadrap”, la caccia tradizionale ai cetacei alle isole Faroe – e altri cetacei vengano coinvolti negli spiaggiamenti di massa, che proprio tra Nuova Zelanda e Australia si verificano con maggiore frequenza. I biologi pensano che possano giocare un ruolo la conformazione del fondale marino, l'attività solare e il campo magnetico terrestre, ma anche il comportamento di questi mammiferi marini gregari, che potrebbero seguire un capobranco ferito, malato o smarrito fin sull'arenile.

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