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Scoperti cinque esopianeti “fratelli” della Terra: sono vicini e un paio forse abitabili

Sfruttando la tecnica della velocità radiale due distinte equipe di astronomi hanno individuato cinque esopianeti possibili gemelli della Terra. Sono vicini in termini astronomici e un paio di loro si troverebbero nella fascia abitabile della stella di riferimento.
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A cura di Andrea Centini
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Grazie a due differenti studi sono stati scoperti cinque nuove esopianeti potenzialmente simili alla Terra e dunque colonizzabili. Fra essi, un paio potrebbero anche ospitare acqua allo stato liquido sulla propria superficie, dato che orbitano nella cosiddetta “fascia abitabile” della stella di riferimento. La notizia giunge ad alcuni mesi di distanza dallo storico annuncio della NASA sui sette pianeti dell'ormai celebre Sistema Trappist-1, un mondo a 39 anni luce dalla Terra nel quale tre degli esopianeti individuati (e, f e g) potrebbero ospitare depositi di acqua liquida. L'entusiasmo per Trappist-1 non è scemato nemmeno dopo la divulgazione delle previsioni pessimistiche sui potenti brillamenti della stella, una nana rossa ultrafredda – ovvero un astro più piccolo e meno caldo del nostro Sole – che potrebbe aver spazzato via le fondamentali atmosfere dei pianeti, esattamente come avvenuto su Marte.

Il dettaglio più interessante relativo ai nuovi pianeti risiede nella loro vicinanza alla Terra. Il primo, individuato dagli astronomi dell'Università di Arlington in Texas, orbiterebbe infatti attorno alla stella Gliese 832 a una distanza di 16 anni luce. Gli altri quattro si troverebbero invece attorno alla stella Tau Ceti, a soli 12 anni luce da noi. La stella ha una magnitudine tale che è possibile vederla anche a occhio nudo. Poiché sono state utilizzate tecniche sperimentali per intercettare tutti i corpi celesti, basate sulla velocità radiale e non sulla cosiddetta modalità del transito come per Trappist-1, la conferma della loro scoperta richiederà ulteriori approfondimenti.

Gliese 832 è una “vecchia conoscenza” per gli astronomi, una nana rossa con metà della massa solare attorno alla quale orbitano giù due esopianeti noti; un gigante gassoso simile a Giove (Gliese 832b) e una super-Terra (Gliese 832c). Il nuovo pianeta simile alla Terra si troverebbe tra le 0,25 e le 2 unità astronomiche di distanza, in mezzo agli altri due. In base ai calcoli compiuti dagli studiosi, coordinati dal professor Suman Satyal, esso avrebbe una massa da 1 a 15 volte quella terrestre, e si troverebbe in un'orbita stabile da almeno un miliardo di anni.

L'esopianeta che orbita attorno alla stella Gliese 832. Credit: Arlington University
L'esopianeta che orbita attorno alla stella Gliese 832. Credit: Arlington University

I quattro pianeti attorno a Tau Ceti, chiamati e, f, g e h, dei quali un paio già ipotizzati da precedenti studi, sono stati intercettati attraverso le analisi condotte dall'Osservatorio europeo australe dell'ESO e dall'Osservatorio Keck sito alle Hawaii. I pianeti avrebbero in media una massa di 1,7 volte quella terrestre e sono tra i più piccoli con queste caratteristiche. Due di loro si troverebbero nella fascia abitabile, tuttavia potrebbero essere costantemente bersagliati da un'elevata attività meteorica. Per intercettarli gli studiosi hanno sfruttato una peculiare tecnica in grado di rimuovere il “rumore di fondo” che disturba i rilievi standard con la velocità radiale.

I quattro esopianeti attorno a Tau Ceti, comparati con quelli del Sistema solare Credit: F. Feng (University of Hertfordshire, UK)
I quattro esopianeti attorno a Tau Ceti, comparati con quelli del Sistema solare Credit: F. Feng (University of Hertfordshire, UK)

Nonostante l'entusiasmo dei ricercatori e la vicinanza astronomica degli esopianeti, stiamo comunque parlando di distanze irraggiungibili per le nostre tecnologie e soprattutto per le nostre effimere vite. Basti pensare che per raggiungere Proxima Centauri, la stella più vicina a noi a 4 anni luce – oltre 41.000 miliardi di chilometri – con i nostri attuali mezzi (con equipaggio) ci metteremo oltre 110mila anni. I dettagli sui nuovi cinque pianeti scoperti sono stati pubblicati su The Astrophysical Journal e Astronomical Journal.

[Credit NASA]

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