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Riduce le lesioni della sclerosi multipla, scoperto un farmaco contro la malattia

Due differenti studi hanno dimostrato l’efficacia di un farmaco innovativo contro la sclerosi multipla, una patologia ancora oggi senza una cura. Il principio attivo, chiamato Ocrelizumab, colpisce le cellule B e non i linfociti T come in altre terapie.
A cura di Andrea Centini
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Dopo l'annuncio da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sull'efficacia del vaccino rVSV-ZEBOV contro il virus Ebola, dalla ricerca medica arriva un'altra notizia dal sapore storico: i risultati di due studi chiamati OPERA e ORATORIO dimostrano infatti che, per la prima volta in assoluto, un principio attivo è stato in grado di contrastare la forma progressiva primaria della sclerosi multipla, inoltre ne è stato verificato l'effetto positivo anche contro altre forme. La riduzione delle lesioni infiammatorie è stata valutata come "senza precedenti" dagli autori delle ricerche, segnando un passo avanti sostanziale nella lotta alla sclerosi multipla, una malattia autoimmune che colpisce il sistema nervoso centrale e che ancora oggi non ha una cura.

L'innovativo farmaco, chiamato Ocrelizumab, è stato testato su circa 750 pazienti volontari e ha avuto effetti positivi non solo sullo stato delle guaine mieliniche deteriorate (effetto principale della patologia), ma anche sui livelli di atrofia cerebrale e sulle capacità motorie, evidenziando un'efficacia particolarmente elevata. Il segreto del principio attivo (un anticorpo monoclonale anti CD20) consiste nelle sue cellule bersaglio, ovvero le cellule B del sistema immunitario, e non i linfociti T come nella maggior parte delle terapie sperimentale promosse fino ad oggi. Il risultato ottenuto dai ricercatori sottolinea di conseguenza il ruolo delle cellule B nella ezio-patogenesi della malattia.

Il farmaco è stato testato anche su 1.656 pazienti affetti da sclerosi multipla a decorso recidivante-remittente, la forma più diffusa della patologia, e l'Ocrelizumab è riuscito a ridurre sensibilmente il numero di ricadute rispetto alle terapie con altri farmaci. “I risultati ottenuti – ha spiegato uno dei ricercatori coinvolti nel progetto – hanno le potenzialità per cambiare l’approccio terapeutico alla patologia”. Il farmaco ora verrà sottoposto alle valutazioni dell'Agenzia Europea del farmaco per una futura commercializzazione. I detttagli dei due studi sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine.

[Foto di DarkoStojanovic]

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