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Quelle mutevoli macchie di Cerere

Le sorprese sul Pianeta nano sembrano non doversi mai esaurire.
A cura di Nadia Vitali
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Rappresentazione artistica di Cerere sulla base delle informazioni raccolte dalla sonda Dawn della NASA. Visibile, più chiaro, il cratere Occator con la macchia luminosa (Crediti:ESO/L.Calçada/NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA/Steve Albers/N. Risinger)
Rappresentazione artistica di Cerere sulla base delle informazioni raccolte dalla sonda Dawn della NASA. Visibile, più chiaro, il cratere Occator con la macchia luminosa (Crediti:
ESO/L.Calçada/NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA/Steve Albers/N. Risinger)

Ricordate le misteriose macchie che caratterizzano la superficie di Cerere? Fin da quando la sonda Dawn della NASA è giunta nell'orbita del Pianeta nano, ormai un anno fa, ed ha iniziato a mapparne la superficie, quelle luminescenze hanno attratto l'attenzione degli studiosi che hanno già avanzato ipotesi relative alla loro composizione. Adesso le osservazioni effettuate grazie allo spettrografo HARPS installato sul telescopio da 3,6 metri dell'Osservatorio dell'ESO di La Silla, in Cile, hanno consentito agli studiosi di notare come le macchie non mutino soltanto in funzione della rotazione di Cerere, come ci si aspettava. Pare, infatti, che le macchie siano più luminose durante il giorno, fatto che dimostrerebbe che la loro materia sia volatile ed evapori in virtù del calore generato dalla luce solare.

La macchia più grande

In orbita nella fascia principale degli asteroidi, tra Marte e Giove, Cerere si distingue non soltanto per essere il più grande asteroide nella sua regione di Sistema Solare ma anche per le sue macchie luminose riflettenti, che risaltano rispetto alla superficie circostante molto più scura. Tra le più evidenti, c'è la macchia che si trova all'interno del cratere Occator.

Cratere e macchie in evidenza (Crediti: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA)
Cratere e macchie in evidenza (Crediti: NASA/JPL-Caltech/UCLA/MPS/DLR/IDA)

Un Pianeta nano in continuo cambiamento

Cerere porta a termine la rotazione attorno al proprio asse in nove ore: secondo i calcoli degli studiosi, se fosse soltanto questo moto il responsabile dei mutamenti delle macchie, dovremmo assistere a cambiamenti decisamente più piccoli. Ma, essendo il fenomeno addirittura misurabile con strumenti ad alta precisione come HARPS (che sfrutta l'effetto doppler), evidentemente deve esserci qualcos'altro.

A causa del Sole

Attraverso le osservazioni effettuate la scorsa estate dagli scienziati italiani autori dello studio (Paolo Molaro dell'INAF-Osservatorio Astronomico di Trieste e Antonino Lanza dell'INAF-Osservatorio Astrofisico di Catania) è emerso che, ad esempio, quando le macchie all'interno del cratere Occator si trovano dal lato illuminato dal Sole, una foschia, che riflette ancor più la luce del Sole, si forma per effetto del calore. Tale foschia evapora rapidamente, perdendo così la riflettività e producendo il cambiamento osservato. Un effetto che cambia da notte a notte, con effetti casuali ulteriori individuabili sia sul lungo sia sul breve periodo.

Misteri da scoprire

Gli scienziati spiegano che, qualora tale interpretazione venisse confermata, Cerere rivelerebbe ancora una volta di avere una natura molto diversa da quella di Vesta e degli altri asteroidi della fascia principale. C'è poi da aggiungere che le riserve d'acqua al suo interno potrebbero – o forse no, non si sa – essere legate alle macchie luminose. In generale è ignoto quale sia la fonte di questa costante perdita di materiale dalla superficie. Ecco perché Cerere continuerà ad essere osservata con enorme interesse, non soltanto "da vicino" ma anche da Terra.

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