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Pizza, l’orso polare rinchiuso in un centro commerciale per farsi i selfie

Dalla Cina arrivano le tristi immagini di un orso polare, chiamato Pizza, costretto a vivere in un centro commerciale insieme ad altri animali e senza luce o aria naturale.
A cura di Zeina Ayache
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Il suo nome è Pizza ed è considerato l'orso più triste del mondo, un po' come Arturo, che però adesso è morto e finalmente libero. Pizza invece vive in quello che è stato definito lo zoo più triste e crudele di sempre. Perché? Perché è costruito all'interno di un centro commerciale dove gli animali non hanno ciò di cui avrebbero bisogno e vivono sotto luci artificiali: un'esistenza fatta di privazioni e maltrattamento se si considerano le necessità basilari di un animale. Questo luogo di torture si chiama The Grandview Aquarium e si trova a Guangzhou, in Cina. Aperto il 9 gennaio 2016, contiene 500 diverse specie animali, tra cui appunto due orsi polari, cinque trichechi, sei balene e due lupi, tutti rigorosamente costretti all'interno di spazi non adeguati.

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[Foto di PETA]

L'orso polare Pizza, come possiamo vedere dalle immagini, è letargico e mostra segni di stereotipie e comportamenti compulsivi, come accade per altri animali dello zoo che sono stati visti replicare movimenti e spostarsi incessantemente avanti e indietro per le gabbie. Viene da chiedersi perché in Cina abbiano sentito il bisogno di aprire un simile parco zoologico e la risposta, purtroppo, è decisamente sconcertante.

In questo caso l'educazione alla natura non c'entra, così come non c'è alcun interesse verso l'etologia degli ospiti di questo non luogo, il motivo, a quanto pare, sta tutto nella moda degli ultimi anni: farsi selfie. Ebbene sì, c'è chi trova entusiasmante scattarsi una fotografia con alle spalle un orso polare che non si muove, privato dei ghiacciai su cui dovrebbe riposare e senza la possibilità di respirare aria naturale. C'è chi non vede l'ora di pubblicare sui social network uno scatto che racconta ancora una volta quanto l'essere umano possa rappresentare un male per il Pianeta in cui vive.

Possiamo firmare le petizioni che mirano alla chiusura di questo zoo, come quella della PETA, nel frattempo in Cina però ne stanno aprendo altri e nel resto del mondo i racconti di animali costretti tra quattro mura si accumulano. Solo in questi ultimi mesi abbiamo conosciuto Harambe, il gorilla ucciso perché un bambino è precipitato nel suo recinto, Juma, il giaguaro delle Olimpiadi di Rio ammazzato perché voleva essere libero, Arturo, l'orso polare morto dopo aver vissuto per 23 anni in uno zoo in cui si toccavano anche i 40 gradi, e ora Pizza, vivo biologicamente, ma morto psicologicamente, ucciso dell'incapacità degli esseri umani di comprendere che un animale non può essere rinchiuso e che nessun facile pasto o giaciglio confortevole potrà mai avere il valore di una vita vissuta in libertà.

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