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Lo studio sul cambiamento climatico che fa cambiare idea agli scettici

La recente “conversione” di Richard Muller, uno dei più fermi oppositori alla teoria del global warming, rende doveroso riaccendere l’attenzione sul problema dei mutamenti climatici.
A cura di Nadia Vitali
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studio sui cambiamenti climatici

Il piccolo e compatto fronte degli scettici si spacca: nuove evidenze scientifiche concorrono a dimostrare con sempre maggiore evidenza come l'impronta dell'uomo sull'ambiente si faccia sentire violentemente, andando in alcuni casi esattamente nella direzione delle più catastrofiche delle previsioni per il futuro della Terra. Al punto che uno degli ultimi rapporti recentemente stilati sulla condizione climatica del Pianeta porta addirittura la firma del Professor Richard Muller, fisico dell'Università californiana di Berkeley, fondatore non troppi anni fa del Berkeley Earth Surface Temperature, progetto che mirava a raccogliere dati relativi al clima nella convinzione che la teoria del riscaldamento globale fosse frutto di esagerazioni quando non una mera invenzione: posizione che accomuna diversi scienziati "dissenzienti", sedici dei quali autori di una lettera che, pochi mesi fa, venne pubblicata dal Wall Street Journal suscitando una prevedibile nube di polemiche.

Richard Muller, in un articolo scritto pochi giorni fa di suo pugno sul New York Times intitolato eloquentemente The Conversion of a Climate Change-Skeptic, spiega come l'evidenza dei dati scientifici lo abbia costretto inevitabilmente ad una svolta totale, ad una sorta di "pentimento" per le sue precedenti convinzioni: che, poi, altro non è se non il normale percorso di una mente riflessiva posta dinanzi ad una strabiliante mole di conoscenze che, sempre più, sembrano indicare come l'ambiente stia soffrendo fortemente gli effetti dell'impronta antropica, riducendo considerevolmente la propria resilienza. «Tre anni fa individuai alcuni problemi nei precedenti studi sul clima che, nella mia mente, mettevano in discussione la stessa esistenza del fenomeno del global warming. L'anno scorso, in seguito ad un intenso sforzo di ricerca che ha coinvolto una dozzina di scienziati, ho concluso che il riscaldamento globale è realmente in atto e che le stime precedenti relative alla sua velocità erano sostanzialmente corrette. Adesso ho fatto un ulteriore passo avanti: la causa è quasi interamente umana».

Eventi climatici estremi e dati numerici

sudan cambiamenti climatici

Se per comprendere i nefasti effetti dell'impronta antropica sull'ambiente ai comuni mortali sono sufficienti gli eventi estremi climatici sempre più disastrosi, imprevedibili e violenti che si abbattono con crescente frequenza sui nostri territori, la scienza ha anche bisogno di numeri che confermino con certezza (o il più possibile) che un mutamento è in atto. L'accurata analisi condotta da Muller e dagli altri scienziati ha così preso in esame le temperature medie ricavate da 44 455 siti diversi della Terra, con misurazioni che vanno dal 1753 al 2011: le osservazioni precedenti di NASA e NOAA si basavano su dati non più vecchi della metà dell'800. Lo studio si è avvalso dei 100 000 dollari del Fund for Innovative Climate and Energy Research di Bill Gates e di 150 000 dollari provenienti dalla Charles G. Koch Charitable Fundation: presumibilmente, i risultati del lavoro non avranno fatto fare i salti di gioia al magnate americano dell'energia a cui è intitolata la fondazione.

La ricerca voleva mettere in luce come le dichiarazioni dei "sostenitori del riscaldamento globale" fossero per lo più false e dense di errori di interpretazione: viceversa, ha mostrato con chiarezza innanzitutto come si sia verificato un innalzamento medio di circa 1.7 gradi Celsius e, soprattutto, ha evidenziato come tale incremento, assai più intenso negli ultimi cinquant'anni, sia quasi del tutto riconducibile alle emissioni di gas serra nell'atmosfera e non possa essere attribuito al nostro Sole. Se, sottolinea lo scienziato, è vero che la Terra ha già conosciuto delle ordinarie oscillazioni climatiche, la più recente delle quali viene indicata come piccola era glaciale ed interessò l'emisfero boreale tra il XIV ed il XIX secolo, è ugualmente importante sottolineare come i satelliti in orbita abbiano già dato modo di verificare da tempo agli scienziati come i cicli di attività solare influiscano molto poco sulla luminosità irradiata dalla Stella.

La "conversione" dello scettico

Così, Richard Muller si è ritrovato a condividere idee e teorie dei suoi più fieri avversari di un tempo pur sottolineando sempre come «molto, se non la maggior parte, di quello che si attribuisce ai mutamenti climatici è congetturale, esagerato o semplicemente sbagliato». Su un dato, però, Muller e il suo team non credono di esagerare affatto: le emissioni continueranno a far aumentare le temperature della superficie con un ritmo che potrebbe portarle ad un incremento di 1.5 gradi nel giro di cinquant'anni. Con conseguenze che, almeno in linea generale, sono prevedibili da tutti.

pechino inquinamento

Ma se la Cina, ricorda, continuasse lungo il suo rapidissimo sviluppo economico, ricorrendo ancora massicciamente al carbone, il fenomeno potrebbe verificarsi in un arco di tempo assai più breve, appena due decenni: necessario non dimenticare, ad ogni modo, come gli stessi Stati Uniti non abbiano mai aderito al Protocollo di Kyoto pur essendo responsabili di circa un terzo delle emissioni di gas serra mondiali. Insomma, il non rispetto delle direttive internazionali non è certamente un buon punto di partenza per provare a ricostruire il nostro futuro: e adesso che il fronte degli scienziati uniti contro il global warming diventa sempre più ampio e in forza, c'è ancora qualche speranza per invertire la rotta sbagliata che, molti decenni fa e con tanta leggerezza in più, abbiamo scelto per il nostro Pianeta?

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