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Liberi dopo 8 mesi di isolamento i ricercatori che hanno simulato la vita su Marte

Sei ricercatori selezionati dalla NASA sono stati ‘liberati’ dopo aver trascorso otto mesi in isolamento in una struttura di ricerca alle Hawaii. Il loro scopo era sperimentare le condizioni di vita su Marte e verificare gli effetti della convivenza in questo contesto.
A cura di Andrea Centini
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Sei volontari selezionati dalla NASA sono ‘emersi' da una stazione di ricerca alle Hawaii dopo aver trascorso otto mesi in isolamento per simulare le condizioni di vita – e la convivenza – su Marte.  L'esperimento, perfettamente riuscito, è stato il quinto del programma HI-SEAS (Hawaii Space Exploration Analog and Simulation) messo a punto dall'agenzia aerospaziale americana con l'Università delle Hawaii. Nello specifico, il test appena concluso aveva lo scopo di sondare fondamentalmente il fattore umano, o meglio, l'adattamento psicosociale del gruppo in condizioni così particolari.

Sul “Pianeta rosso, secondo diverse indiscrezioni, i primi uomini dovrebbero giungere attorno al 2030, ma al di là dei problemi tecnologici e logistici che ancora debbono essere risolti, come quelli che riguardano tuta, protezione dalle radiazioni e sistema di propulsione dell'astronave, è indubbio che anche la selezione dell'equipaggio risulti cruciale. Si tratta del resto di uomini e donne che dovranno convivere per anni in spazi angusti, in assenza o quasi di privacy e dove qualunque ostacolo potrebbe mettere a repentaglio la missione e la vita di tutti. Insomma, il gruppo oltre ad essere particolarmente affiatato e portato al problem solving costruttivo, deve avere un profilo psicologico ben definito.

La quinta missione dell'HI-SEAS è nata proprio per questo, per studiare i comportamenti degli ‘astronauti' in condizioni molto simili a quelle sperimentabili su Marte e durante il viaggio. Non a caso sono state scelte le Hawaii, nello specifico una piana sotto al vulcano Mauna Loa, caratterizzata da terra e roccia rossicce che ricordano Marte. I volontari hanno abitato in una sorta di igloo geodetico di 100 metri quadrati, dove potevano consumare cibo coltivato da loro, congelato o liofilizzato, come dei veri astronauti. I sei, ricercatori provenienti da vari campi, erano inoltre autorizzati a uscire dalla struttura – sempre e rigorosamente con le tute spaziali – per fare esperimenti geologici. Le comunicazioni con la “Terra” venivano ritardate di 20 minuti perché è proprio quello il tempo che impiega un segnale da Marte ad arrivare sul nostro pianeta.

I ricercatori avevano indosso una serie di sensori in grado di monitorare i livelli della voce, le distanze mantenute dagli altri e numerosi altri dettagli psicologici; perfino le espressioni dei volti venivano costantemente monitorate. Tutto per verificare i livelli di stress e quanto i singoli fossero compatibili fra loro. Hanno dovuto anche tenere una sorta di diario dove annotare le proprie esperienze e sensazioni. “È davvero gratificante sapere che le conoscenze acquisite durante la nostra missione e dalle precedenti HI-SEAS contribuiranno alla futura esplorazione di Marte e alla futura esplorazione dello spazio in generale”, ha sottolineato uno dei ricercatori coinvolti, il dottor Samuel Paylor. La dottoressa Kim Binsted, che ha seguito il gruppo nel corso degli otto mesi, ha indicato che i conflitti possono emergere anche nelle migliori squadre, e che la resilienza di un gruppo è una delle caratteristiche fondamentali ricercate dalla NASA.

Appena uscito, il gruppetto composto da quattro uomini e due donne ha riabbracciato amici e parenti e ha festeggiato mangiando frutta fresca del luogo, come papaia, ananas e mango.

[Credit: HI-SEAS]

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