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Le prove di uno tsunami ritrovate al largo della Sicilia

L’Ismar-Cnr ha identificato la depressione nello Ionio, a largo della Sicilia: fu causata da un maremoto proveniente da Creta.
A cura di Redazione Scienze
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Chiamando lo tsunami con il corrispettivo italiano "maremoto" ci possiamo rendere conto che il fenomeno naturale che seminò migliaia di morti nel 2004 non è un evento che è possibile circoscrivere alle cronache dei giornali. Il Mediterraneo, infatti, ha sperimentato questa calamità più volte nella storia e un ultima prova viene da un team di scienziati italiani coordianti da Alina Polonia dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Ismar-Cnr) e composto da Enrico Bonatti, Angelo Camerlenghi, Renata Giulia Lucchi, Giuliana Panieri e Luca Gasperin. Al largo delle coste siciliane è stata infatti identificata l'area abissale di detriti di 25 metri nota col nome "Omogenite o megatorbidite Augias" e attribuita – erroneamente, secondo gli studiosi italiani – all'esplosione del vulcano Thera (Santorini) che nel tra il 1627-1600 a.C. distrusse la civiltà minoica. Dalla rivista Scientific Reports del gruppo Nature (la stessa che pubblicò lo studio sullo tsunami di Ginevra), Alina Polonia ha affermato che:

Secondo gli studi del nostro team la causa di quest’enorme deposito sedimentario fu invece uno tsunami generato dal terribile terremoto che colpì Creta nel 365 d.C., con una magnitudo valutata tra 8 e 8.5 gradi della scala Richter.

Non il terremoto, ma un maremoto di più recente memoria avrebbe dunque creato i 25 metri di detriti sulla depressione ionica. Gli studiosi hanno preso in esame l'età dei reperti che coprono "Omogenite". Come noto agli addetti ai lavori, il terremoto di Creta del 365 d.C. è avvalorato dalla cronaca dello storico latino Ammiano Marcellino (330-397 d.C.) che raccontò di un maremoto di tale intensità da portare onde altissime fino ad Alessandria D'Egitto, ad oltre 700 km di distanza dall'epicentro. Nel 1309, sempre da Creta, il mare si mosse e giunse in Egitto con una forza tale da riuscire ad abbattere il noto Faro d'Alessandria.

deposito tsunami

I maremoti possono partire anche dall'Italia, così come da qualsiasi regione ad alta intensità sismica. Secondo l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia un vero e proprio cataclisma si abbatté sul Mediterraneo 8000 anni fa circa, quando si elevarono onde più alte di 50 metri dopo lo sprofondamento in mare di una massa di 35 chilometri cubici di materiale staccatisi dall'Etna. Le onde viaggiarono a centinaia di chilometri orari e interessarono, oltre all'Italia, anche Albania, Grecia, Nord Africa, Palestina, Siria e Libano. Numerosi villaggi costieri vennero rasi al suolo. Ma, rincuora Alina Polonia, “Il tempo di ricorrenza dedotto dalle analisi radiometriche è comunque molto alto, dell’ordine di 15.000 anni”.

[La foto in apertura e quella nel corpo dell'articolo sono tratte da Wikipedia]

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