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L’anno più caldo di sempre, il 2016 ha battuto i record e messo in pericolo la Terra

L’aumento di temperatura media rispetto al 2015 è stato di 0,2° centigradi; a comunicarlo gli esperti del programma Copernicus Climate Change Service. Ecco come questo caldo ha danneggiato il nostro Pianeta.
A cura di Andrea Centini
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riscaldamento globale

Dopo le dichiarazioni rilasciate dalla National Oceanic and Atmospheric Administration e dell’Agenzia meteorologica delle Nazioni Unite, basate sui dati raccolti da gennaio a novembre, c'erano ancora pochissimi dubbi sul fatto che il 2016 fosse stato l'anno più caldo di sempre; ora arriva anche la conferma ufficiale dal programma Copernicus Climate Change Service (C3S) della Commissione europea e dell'Agenzia spaziale ESA, grazie alle analisi effettuate dai satelliti delle missioni Sentinel.

Rispetto al 2015, che sino ad oggi era classificato come l'anno più caldo della storia, il 2016 ha aggiunto altri 0,2° centigradi di temperatura media, con un picco di 1,5° centigradi nel mese di febbraio. Questo valore collima con l'obiettivo più virtuoso inquadrato dagli Stati firmatari del Trattato di Parigi del 2015, ovvero quello di non superare di 1,5° centigradi la temperatura media rispetto all'epoca preindustriale, tuttavia con i cambiamenti geopolitici in atto vi è il rischio concreto che salti anche la soglia più abbordabile dei 2° centigradi.

Benché il riscaldamento globale abbia avuto effetti a tutte le latitudini, provocando siccità, inondazioni e incendi vastissimi, come quelli che hanno sconvolto la California, è soprattutto l'Artico ad aver sofferto di più l'innalzamento delle temperature, dove in alcuni casi la media stagionale è stata superiore di 20 ° centigradi. Ciò si è tradotto in una cospicua riduzione della calotta glaciale, che nel 2016 ha toccato il proprio record negativo in termini di scioglimento dei ghiacci, con tutto ciò che comporta sulla salute della fauna autoctona. Drammatici anche i dati relativi alle emissioni di CO2: per la prima volta il valore non è sceso sotto le 400 ppm (parti per milione), alimentando gli effetti nocivi del gas serra.

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