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Cinque bufale sui farmaci che dovreste smettere di condividere

Le leggi di mercato e la disonestà di singoli addetti ai lavori hanno contribuito notevolmente ad alimentare le bufale sui farmaci, allontanandoci dall’analisi dei problemi reali.
A cura di Juanne Pili
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Arriva la primavera e qualcuno comincerà a sentirsi già un po' stanco, quindi potrebbe pensare di utilizzare come farmacia Google, trovando offerte farmaceutiche di dubbia attendibilità. Altra storia sono i post allarmisti che mettono in guardia dalle cure reali, favorendo rimedi "alternativi" oppure screditando certi farmaci. D'altro canto non possiamo far finta che le case farmaceutiche siano un consorzio di circoli bocciofili. Citiamo a tal proposito un libro pubblicato nel 2010 che ha fatto epoca, si tratta di Bad Pharma, scritto da Ben Goldacre, tratta di come le case farmaceutiche abbiano ingannato realmente – in certi casi – medici e pazienti. La sua analisi è talmente corretta e documentata da essersi meritato persino gli elogi di Paolo Attivissimo. Proprio per questo dovremmo stare attenti a non lasciarci ingannare da chi confeziona notizie virali prive di fondamento, che ben lungi dal combattere scorrettezze reali alimentano una forma di disinformazione, possono essere molto pericolose. Elenchiamo a tal proposito le cinque bufale rappresentative del problema, tra le tante condivise in Rete.

Farmaci anti-infiammatori e allarme infarto

Ha avuto notevole seguito in Rete un appello che invitava a evitare farmaci anti-infiammatori non steroidei. La tesi era che questi esponessero al pericolo certo di infarto per chi ne facesse uso abituale. Tutto parte dalla interpretazione errata di un articolo del Guardian. Non è raro che nel fabbricare bufale ci si appoggi sulla scarsa conoscenza dell'inglese da parte dei lettori. L'articolo tratta semplicemente di quanto riportato nei bugiardini – non lancia nessun allarme – si parla semplicemente degli effetti collaterali che possono verificarsi in certi casi, ragione per cui ricordiamo banalmente l'importanza della prescrizione medica.

Paracetamolo contaminato da virus

Nel già citato articolo del Guardian si parla anche del paracetamolo, principio attivo dalle proprietà analgesiche e antipiretiche. Su questo farmaco si sente frequentemente di tutto, recentemente in America si è diffusa la storia in base al quale veicolerebbe il Machupo virus, responsabile della febbre emorragica boliviana. Il proclama che ha diffuso questa notizia allarmista è totalmente inventato, per quanto si presenti on-line con le fattezze del sito medico autorevole. Per maggiori informazioni riguardo allo sviluppo di questa bufala potete leggere l'articolo dei colleghi di Snopes.

Il farmaco cancerogeno per diabetici

Più intricata la questione di un farmaco per diabetici denominato "pioglitazone", della casa farmaceutica giapponese Takeda. Come spiegavamo già in un articolo precedente questo principio attivo è ampiamente utilizzato per la cura del diabete mellito di tipo II, ricordavamo anche come – stando all'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) – non presenti rischi. Non entriamo nel merito delle indagini svolte dai magistrati, in ragione delle presunte correlazioni tra il farmaco è l'insorgenza di cancro alla vescica. Dal punto di vista scientifico esistono già studi che smentiscono un rapporto di causa-effetto con l'insorgenza di tumori.

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Curarsi con Google

Terrorizzati dalle fake news magari potremmo essere spinti a cercarci la cura attraverso Google. Il fenomeno è preoccupante. Stando alle statistiche, su mille utenti online sopra 18 anni, circa il 97% effettuano acquisti on line, due terzi di loro (65%) in maniera abituale. La propensione ad acquistare in Rete riguarda anche i farmaci. Tra i più gettonati troviamo quelli che promettono di farci perdere peso o di prevenire l'influenza. I più non percepiscono i reali rischi che può comportare questo comodo accesso ai medicinali, senza che vi sia la mediazione di un medico.

Farmaci omeopatici

Chiudiamo in bellezza coi farmaci omeopatici, i quali oltre a basarsi su credenze infondate riguardo alla memoria dell'acqua, continuano a essere associati ai rimedi naturali. Questo è fuorviante, infatti – al di là delle pratiche omeopatiche – alcune erbe hanno in certi casi dimostrato di avere reali effetti benefici. Del resto molti farmaci si devono a principi attivi derivati direttamente dalla natura. Il problema si accentua notevolmente quando si invitano le persone ad abbandonare le cure prescritte dal medico, in favore di veri e propri placebo.

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