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Cellule riprogrammate per produrre dopamina: nuova speranza nella cura del Parkinson

Attraverso geni modificati gli scienziati sono riusciti a indurre la produzione di dopamina negli astrociti, cellule del tessuto cerebrale. Potrebbero essere utilizzati in una terapia alternativa per trattare il morbo di Parkinson, rimpiazzando i neuroni distrutti dalla malattia.
A cura di Andrea Centini
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Ricercatori del Karolinska Intitutet di Stoccolma (Svezia) sono riusciti a riprogrammare alcune cellule cerebrali trasformandole in neuroni dopaminergici, ovvero capaci di generare dopamina, il neurotrasmettitore prodotto dalle cellule che vengono distrutte dal morbo di Parkinson. Grazie a questo risultato, gli studiosi coordinati dal professor Ernest Arenas hanno gettato le basi per una potenziale terapia ‘alternativa' in grado di contrastare la diffusissima patologia neurodegenerativa, della quale si è appena celebrata l'ultima giornata mondiale.

Le terapie sperimentali correnti puntano sulla sostituzione dei neuroni uccisi attraverso veri e propri trapianti, mentre quella progettata dai ricercatori svedesi si baserebbe sull'introduzione di geni e molecole in grado di trasformare cellule già presenti nel tessuto cerebrale, nello specifico gli astrociti. Questi ultimi, infatti, benché recentemente siano stati associati al cosiddetto orologio biologico, hanno fondamentalmente una funzione di rinforzo del sistema nervoso centrale e della barriera ematoencefalica, ed essendo molto numerosi rappresentano il bersaglio ‘perfetto' per la conversione in neuroni dopaminergici indotti (iDANs).

Al momento il team del professor Arenas ha ottenuto risultati incoraggianti sia con astrociti umani in vitro che in esperimenti condotti sui topi, ove animali colpiti da una patologia simile al nostro morbo di Parkinson, una volta trattati con gli iDANs, hanno iniziato a recuperare diversi aspetti del controllo motorio, in particolar modo nell'andatura. È comunque ancora troppo presto per parlare di rivoluzione nel trattamento del Parkinson, poiché sono necessari ulteriori approfondimenti prima di passare alla fase clinica. Del resto, convertire le funzioni degli astrociti, anche alla luce del loro ruolo nei ritmi circadiani, potrebbe avere gravi ripercussioni sulla salute dei pazienti. I dettagli di questa promettente ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Biotechnology.

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