C’è un buco nero che vaga nella nostra Galassia: ecco quanto dista dalla Terra
Un team di ricerca giapponese dell'Università Keio di Minato (Tokyo) ha scoperto per puro caso un buco nero errante nei pressi della supernova W44, a 10 mila anni luce dalla Terra, analizzando lo spostamento di una nube interstellare – chiamata proiettile – i cui dati non corrispondevano con quelli attesi. I buchi neri, considerati il “collante” che tiene assieme le galassie grazie alla loro immensa potenza gravitazionale (le masse arrivano a superare anche 10 miliardi di volte quella del Sole), in alcuni casi si spostano nello spazio e vengono definiti erranti. Secondo gli studiosi, che teorizzano questo fenomeno da molto tempo ma che hanno potuto osservarlo solo recentemente grazie al buco nero XJ1417+52, ritengono che essi possano essere generati dallo scontro tra due galassie.
Gli astronomi giapponesi coordinati da Masaya Yamada e Tomoharu Oka erano concentrati nell'osservazione della nube particellare rilasciata da W44, un agglomerato che si estende per ben due anni luce, quando si sono accorti che il suo moto aveva qualcosa di molto strano, dato che era in opposizione a quello della nostra Galassia (la via Lattea) ed era molto più veloce di quanto calcolato. “La maggior parte della nube proiettile ha un movimento in espansione con una velocità di 50 km/s – ha sottolineato Masaya Yamada – ma il suo apice ha una velocità che arriva a 120 km/s”. “La sua energia cinetica – ha proseguito lo studioso – è decine di volte più grande di quella prevista. È impossibile generare una nube di gas con tale energia in condizioni ordinarie”.
Gli studiosi giapponesi ritengono che queste deformazioni non siano altro che l'effetto di un buco nero errante nei paraggi, che in base ai dati, ottenuti grazie al Telescopio ASTE (Atacama Submillimeter Telescope Experiment) in Cile e al Radio Telescope di Nobeyama, potrebbe avere una massa pari a 3,5 masse solari o a 36. Per la conferma definitiva si dovranno attendere ulteriori analisi, che verranno condotte con un potentissimo interferometro. I dettagli dello studio sono stati pubblicati su The Astrophysical Journal Letter.
[Immagine di tpsdave]