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360 milioni di persone hanno problemi all’udito: cos’è l’ipoacusia e come si cura

Nel mondo vi sono 360 milioni di persone che soffrono di disturbi all’udito, 32 delle quali sono bambini. Le cause principali sono di origine genetica, tuttavia anche infezioni, farmaci e comportamenti scorretti possono portare alla perdita dell’udito. Ben 1,1 miliardi di persone sono a rischio per il volume alto delle cuffie.
A cura di Andrea Centini
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Il 3 marzo di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale dell'Udito (International Ear Care Day), un'occasione per sensibilizzare i cittadini sui disturbi che interessano questo senso, molto più diffusi e insidiosi di quanto si possa immaginare. Sebbene si tenda a credere che la sordità e la cosiddetta ipoacusia, ovvero l'indebolimento dell'apparato auditivo, riguardino solo le persone anziane, i dati diffusi dall'Organizzazione Mondiale della Sanità raccontano uno scenario ben più preoccupante: sono infatti circa 32 milioni i bambini nel mondo colpiti da tali problemi. Nel complesso i disturbi dell'udito interessano 360 milioni persone, con un impatto negativo non solo sulla qualità della vita, ma anche sotto il profilo socio-economico.

Cosa sono la ipoacusia e la sordità

Col termine ipoacusia si intende una condizione nella quale è compromessa in modo più o meno significativo la funzionalità dell'orecchio. Essa comporta la perdita dell'udito e può interessare sia tutte e due le orecchie (ipoacusia bilaterale) che uno soltanto. L'ipoacusia può essere innescata da un trauma o da una patologia, che nella maggior parte dei casi ha origine genetica. Ne esistono numerose varianti, ma la più diffusa è la cosiddetta presbiacusia, che è legata alla terza età. Quando l'ipoacusia è di tipo profondo prende il nome di sordità: essa è trasmissiva quando il danno è localizzato nell'orecchio esterno o in quello medio, mentre prende il nome di neurosensoriale quando interessa la coclea o il nervo acustico.

Quali sono i sintomi

Il sintomo principale dell'ipoacusia è la difficoltà ad ascoltare suoni e ruomori dell'ambiente circostante, che solitamente si presentato attutiti ed ovattati. Possono essere presenti anche le vertigini e in caso di infezioni o altre patologie anche dolore alle orecchie. Fra gli altri sintomi vi sono anche fastidiosi ronzii (il cosidetto acufene) e mal di testa.

Le conseguenze dei disturbi dell'udito

Il pericolo maggiore per i bambini che soffrono di disturbi dell'udito riguarda principalmente le difficoltà ad imparare a parlare, con conseguenze dirette su capacità di lettura, concentrazione e apprendimento. Questi problemi possono protrarsi sino all'adolescenza, sfociando in un andamento scolastico poco soddisfacente e nell'isolamento sociale, come ha sottolineato Etienen Krug, il direttore del dipartimento per le disabilità dell'OMS. Ciò si riflette sulla sfera emotiva e personale del bambino, catalizzando l'insorgenza di sintomi depressivi sin dalla giovane età, con tutto ciò che essi comportano. Nell'età adulta gli effetti dei disturbi dell'udito sulla qualità della vita sono estremamente negativi; basti pensare che chi ne soffre ha il 50 percento di probabilità in più di restare disoccupato. Per quanto concerne la terza età (si stima che due over 65 su tre abbiano problemi di udito), non vanno sottovalutati gli effetti sull'accelerazione del deficit cognitivo, che verrebbe addirittura quintuplicata. Anche in questo caso la depressione e l'isolamento sociale ne rappresentano i principali pericoli.

La situazione in Italia

Secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute, ogni giorno in Italia trenta persone scoprono di avere disturbi all'udito dopo una visita audiologica. Nel complesso sono ben sette i milioni di italiani che soffrono di ipoacusia, molti dei quali affetti da ipoacusia congenita, cioè presente sin dalla nascita. Sono infatti tra i 500 e i mille i bambini italiani che ogni anno nascono nel nostro paese con questa disfunzione; il 33 percento del totale (tra i 150 e i 300) è affetto da ipoacusia bilaterale di grado profondo, comunemente conosciuta col nome di sordità. Nella stragrande maggioranza dei casi (oltre il 90 percento) i bambini sordi sono figli di genitori senza problemi di udito; soltanto una minima parte ha padre e madre con tale disfunzione.

Sordità e ipoacusia: le cause

In base alle stime fornite dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 40 percento dei casi sordità e ipoacusia sono legate a motivi genetici, che rappresentano dunque la principale causa per i disturbi dell'udito. Seguono infezioni di vario tipo che spaziano dal morbillo sino alla temuta meningite, impattando per oltre il 30 percento dei casi. In misura minore, ma comunque importante, giocano un ruolo sia le complicazioni durante il parto che l'utilizzo di farmaci inappropriati durante la gravidanza. Nel mirino dell'OMS c'è anche l'esposizione ai ‘semplici' rumori, su tutti la musica ascoltata a volume elevato con le cuffie: per questa abitudine vi sarebbero oltre 1,1 miliardi di ragazzi e adulti a rischio perdita dell'udito.

Come si cura l'ipoacusia

Una delle migliori armi per contrastare l'ipoacusia risiede nella prevenzione; l'OMS stima infatti che una buona percentuale dei disturbi dell'udito potrebbero essere evitati con un monitoraggio audiometrico a partire dai 40 anni di età. I trattamenti per curare l'ipoacusia sono personalizzati su consiglio del medico e strettamente legati alle cause, come gli antibiotici per le infezioni e gli interventi chirurgici agli ossicini dell'orecchio in caso di traumi. La presbiacusia non può essere curata e l'apparecchio acustico resta la soluzione più adottata, pur essendo in fase sperimentale alcuni farmaci promettenti.

[Foto di Hans]

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