Zucchero, quando l'abuso (vero) può costituire un pericolo
Piuttosto inevitabile ed ovvio il diluvio di polemiche che ha investito la notizia di pochi giorni fa relativa ad una presunta tossicità dello zucchero, partita da un articolo dell'autorevole rivista scientifica Nature in cui alcuni ricercatori dell'Università di San Francisco illustravano gli aspetti insidiosi dello zucchero: con un titolo a dir poco allarmante, La tossica verità a proposito dello zucchero, ed alcune dichiarazioni degli scienziati che hanno destato una comprensibile preoccupazione («Si dovrebbe rendere il consumo di zucchero meno conveniente per rendere il messaggio più comprensibile per la popolazione») sembrava quasi che, da un giorno all'altro, questo prezioso alimento, tesoro del palato ed indispensabile in ogni dieta equilibrata, dovesse diventare il primo nemico del nostro organismo. Paragonato addirittura agli alcolici e al tabacco, dei quali avrebbe la medesima capacità di causare dipendenza, anche se, naturalmente, a differenza di questi, causerebbe danni al corpo soltanto se consumato in quantità elevate e nel lungo periodo.
LO DIFFERENZA TRA USO ED ABUSO – Che lo zucchero faccia ingrassare, effettivamente, non è davvero una novità né, tanto meno, lo è il fatto che provochi un certo tipo di dipendenza; quello contro cui i ricercatori hanno principalmente puntato il dito, però, è l'uso indiscriminato di questo che i regimi alimentari occidentali hanno imposto nel corso degli ultimi decenni, aiutati da un consumismo che ha investito soprattutto le nostre abitudini a tavola: secondo lo studio effettuato, i livelli di consumo dei paesi sviluppati (negli USA si sfiorano le punte più alte) sarebbero in grado di modificare il metabolismo, influire sulla pressione sanguigna, provocare danni significativi al fegato ed alterare i segnali ormonali, praticamente quello che accade quando si abusa nel lungo periodo dell'alcol «che non a caso deriva dalla fermentazione dello zucchero». In considerazione dell'elevato numero di morti annue per malattie cardiovascolari, negli Stati Uniti come in Europa, e dell'obesità in costante aumento nel mondo, gli esperti sottolineano come sarebbe incarico di ciascun governo assumersi la responsabilità di educare in maniera sana i propri cittadini sui rischi legati all'abuso di alimenti e bevande contenenti zuccheri.
L'IMPORTANZA DI UNA CORRETTA INFORMAZIONE – La proposta degli scienziati, dunque, non affondava le radici nella «criminalizzazione» pura di un alimento, spingendo nella direzione di una tassazione: più corretto sarebbe evidenziarne il significato provocatorio, volto soprattutto alle istituzioni che, soggette anch'esse alle logiche di mercato, non incentivano adeguatamente una corretta informazione alimentare. Se già diversi anni fa l'Inghilterra si vedeva costretta a dichiarare guerra all'obesità infantile, attraverso l'introduzione di cibi più sani nelle mense scolastiche, se la first lady Michelle Obama ha lanciato la campagna per promuovere l'attività fisica nei bambini, si comprende come, in particolar modo nei paesi anglosassoni, l'impegno stia diventando sempre più concreto per combattere un problema estremamente diffuso. Danimarca ed Ungheria hanno già deciso di tassare lo junk food, mentre in Francia e negli USA si parla di adottare lo stesso provvedimento per le bibite gassate che arrivano a contenere fino a due cucchiai pieni di zucchero per ogni 33 cl di prodotto; anche in Italia, poche settimane fa, si era discusso del medesimo argomento. Ma non ci vuole una riflessione particolarmente accurata per comprendere che non è certamente tassando, bandendo o regolando l'uso di un alimento che si convince a seguire un regime alimentare sano: iniziare insegnando da subito ai bambini i vantaggi di una dieta equilibrata, illustrando quali sono i rischi legati all'abuso non più solo di alcol ma anche di zucchero, è il solo modo per evitare che questo piacere possa diventare, un giorno, un pericolo per la nostra salute.