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Zecche pericolose per escursionisti e viaggiatori: come comportarsi

Le zecche sono sempre più numerose nel nostro paese a causa dell’aumento della temperatura terrestre. Portatrici della TBE, vanno estratte dal corpo con estrema attenzione.
A cura di Redazione Scienze
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Piccola, ma pericolosa, la zecca attacca uomini ed animali portando con sé agenti patogeni che possono arrecare danni gravissimi. Talvolta mortali. Dal 2000 ad oggi i casi di infezione sono stati 80, pochi ma in costante crescita. La ixodes ricinus, detta anche "zecca dei boschi", è la specie più pericolosa tra le zecche diffuse in Italia, tra le quali si registra una maggiore diffusione causata dall'aumento della temperatura terrestre negli ultimi tre decenni e da un incremento della fauna. Il periodo di maggiore attività di questi insetti coincide con l'arrivo di climi più temperati. Fatta eccezione per questa fredda primavera, in genere già a fine marzo si attivano le prime "colonie". La malattia che possono trasmettere è la Tick-borne ecephalitis (TBE), detta anche "meningoencefalite da zecca", e, se non curata, può portare a mialgia o paralisi. La situazione ha assunto un rilevo tale che le autorità sanitarie europee hanno suggerito all’Italia di rendere notificabile la TBE.

Il modo migliore per difendersi dalle zecche è prevenirne l'attacco. Chi si avventura per boschi o montagne deve infatti vestire scarpe che coprano fino alla caviglia e pantaloni lunghi. Dopo un'escursioni o un passaggio in una zona boscosa a contatto con la natura, è importante lavare bene e il cuoio capelluto. Dal momento che il morso della zecca è del tutto indolore, sarebbe buona regola non sottovalutare possibili pruriti o punti che all'apparenza potrebbero sembrare nei. Ad occhio nudo la zecca è riconoscibile, quindi è possibile estrarla ponendo la dovuta attenzione. Bisogna infatti assicurarsi di aver estirpato il corpo e il rostro, quindi, usando delle comuni pinzette, bisogna afferrare il corpo della zecca tenendo le punte dello strumento il può aderenti possibili alla pelle. Girando in senso antiorario, bisogna poi delicatamente tirare a sé la zecca. Solo successivamente è possibile usare disinfettanti o antibiotici (non coloranti per non celare eventuali irritazioni o residui della zecca).

Ricorda Fabrizio Pregliasco, ricercatore al Dipartimento di scienze biomediche per la salute dell’Università degli studi di Milano, che "La TBE, essendo di natura virale, non ha una terapia specifica ma solo sintomatica che può tamponare le manifestazioni della malattia in attesa della guarigione". I primi sintomi si confondono facilmente con una banale influenza. Nei 7-14 giorni dopo il morso si registrano febbre, stanchezza, dolori muscolari. Successivamente il virus potrebbe arrivare al sistema nervoso centrale. Se la zecca viene individuata ed estratta nelle 24-48 ore successive al morso, la possibilità di infezione è minima. In ogni caso, è opportuno che ai primi sintomi ci si rivolga all'esperto. E' comunque possibile vaccinarsi alla TBE. Spiega ancora Pregliasco che il vaccino "può avvenire  secondo due modalità legate al tipo di copertura da garantire: a lungo termine per la popolazione a rischio, rappresentata da residenti, boyscout o lavoratori in zone rurali, ad azione rapida in caso di viaggi. Qualora si venisse attaccati dalla zecca, la prima raccomandazione è di estrarre il parassita entro le 24 ore, facendo attenzione a prelevare interamente il corpo e il rostro della zecca e annotando la data del morso, poiché alla comparsa di qualsiasi sintomo entro i 30 giorni dall’estrazione dell’animaletto, occorre recarsi subito da un medico o in un centro specialistico per ricevere le cure più adeguate alle diverse manifestazioni".

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