Vita nello spazio: gli esopianeti sono pieni d’acqua ‘bollente’

Gli esopianeti sono più ricchi d'acqua di quanto si sospettasse, tanto che il 35 percento di quelli dalle due alle quattro volte più grandi della Terra sarebbero composti da questo elemento per almeno il 50 percento della propria massa. In pratica, si tratterebbe di veri e propri mondi acquatici, con tutto ciò che ne consegue in termini di ricerca della vita nello spazio. A teorizzarlo un team di ricerca internazionale coordinato da studiosi del Dipartimento di Scienze Planetarie e della Terra presso la prestigiosa Università di Harvard, che hanno collaborato con i colleghi dell'Università del Texas, dei Sandia National Laboratories e dell'Osservatorio Astrofisico di Torino dell'INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica).
Per giungere a questa affascinante conclusione, gli studiosi guidati dal professor Li Zeng hanno elaborato i dati raccolti dal Telescopio Spaziale Kepler della NASA e del satellite GAIA dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Dopo aver messo in relazione la massa e il raggio degli esopianeti scoperti, circa 4mila in tutto, Zeng e colleghi hanno sviluppato un modello matematico in grado di estrapolarne la possibile struttura interna. Dai calcoli della simulazione è emerso che quelli con un raggio di circa 1,5 volte quello della Terra tendono a essere perlopiù rocciosi, mentre quelli con un raggio di 2,5 volte superiore tendono a essere mondi acquatici. L'acqua è così abbondante che in più di un terzo di questi ultimi ne occuperebbe almeno il 50 percento della massa; per capire quanto è abbondante, basti sapere che sulla Terra l'acqua rappresenta appena lo 0,02 percento in termini di peso.
Benché l'acqua sia così diffusa e abbondante in questi esopianeti, non si tratta affatto di ‘paradisi', perlomeno per come li intenderemmo noi. Secondo Zeng e colleghi, infatti, le temperature medie oscillerebbero tra i 200 e i 400 gradi centigradi, ben al di sopra della nostra tollerabilità. L'acqua sarebbe dunque presente sotto forma di abbondante vapore acqueo nell'atmosfera, allo stato liquido sulla superficie e ghiacciato nel cuore dei corpi celesti. Una distribuzione che potrebbe comunque favorire lo sviluppo della vita aliena.
Quella sviluppata dagli scienziati è solo teoria suffragata da alcuni dati, ma presto potremo avere altri riscontri grazie alla missione TESS (Transiting Exoplanet Survey Satellite) che cercherà nuovi esopianeti ma soprattutto al James Webb Space Telescope, l'erede spirituale di Hubble, che avrà la capacità di analizzare l'atmosfera di alcuni degli esopianeti scoperti fino ad oggi. I dettagli della ricerca sono stati presentati in seno all'autorevole Goldschmidt Conference di Boston.
[Credit: NASA]