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Vita aliena possibile in un sistema vicino alla Terra: scoperto pianeta nella zona abitabile

Grazie allo strumento “Espresso” installato sul Very Large Telescope dell’Osservatorio Europeo Australe (ESO), un team di ricerca internazionale ha scoperto nuovi affascinanti dettagli del sistema L 98-59, sito ad appena 35 anni luce dalla Terra. Oltre all’esopianeta più leggero mai individuato e a un mondo oceanico, hanno individuato un possibile pianeta roccioso nella zona abitabile della stella. Il corpo celeste potrebbe ospitare acqua sulla superficie e vita aliena.
A cura di Andrea Centini
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Illustrazione dell'esopianeta L 98-59b, il più "leggero" mai scoperto. Credit: Crediti: ESO/M. Kornmesser
Illustrazione dell'esopianeta L 98-59b, il più "leggero" mai scoperto. Credit: Crediti: ESO/M. Kornmesser

Nel 2019 il telescopio spaziale TESS (Transiting Exoplanet Survey Satellite) della NASA identificò tre pianeti extrasolari rocciosi attorno alla stella L 98-59, una nana rossa sita nella costellazione del Pesce Volante, ad “appena” 35 anni luce dalla Terra. Le caratteristiche dei tre pianeti incuriosirono a tal punto gli astronomi e gli astrofisici da programmare indagini più approfondite con strumenti più raffinati, che oggi, a distanza di soli 2 anni, ci hanno regalato diverse scoperte sorprendenti sul sistema. Grazie ad essi, infatti, è stato determinato che uno dei tre pianeti già individuati – il più vicino alla stella – ha una massa che è solo il 50 percento di quella di Venere; ciò significa che siamo innanzi all'esopianeta più “leggero” mai scoperto in assoluto. Ma le nuove osservazioni hanno permesso anche di identificare un quarto pianeta e di stimare la molto probabile presenza di un quinto corpo roccioso. Quest'ultimo, secondo i calcoli degli esperti, si troverebbe nella zona abitabile della stella, cioè a una distanza tale da permettere la presenza di acqua alla stato liquido sulla superficie. In altri termini, potrebbe trattarsi di un pianeta popolato da forme di vita aliene.

A svelare i segreti del Sistema L 98-59 è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati portoghesi dell'Instituto de Astrofísica e Ciências do Espaço (CAUP) e del Dipartimento di Fisica e Astronomia dell'Università di Porto, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Università di Lisbona, dell'Osservatorio di Ginevra, dell'Università di Berna, del Centro di Astrobiologia di Madrid, di vari osservatori italiani dell'Istituto Nazionale di Fisica e Astronomia (INAF), dell'Osservatorio Europeo Australe (ESO) e di altri centri di ricerca sparsi per il mondo. Gli scienziati, coordinati dal professor Olivier D. S. Demangeon dell'ateneo portoghese, sono giunti alle loro conclusioni sfruttando il Very Large Telescope (VLT), grande telescopio dell’ESO sito sul Cerro Paranal, una montagna nel cuore del deserto di Atacama, in Cile. Gli scienziati si sono affidati al suo sofisticato strumento chiamato Espresso (Echelle Spectrograph for Rocky Exoplanets and Stable Spectroscopic Observations), che ha permesso di misurare massa e raggio dei diversi pianeti extrasolari con grande precisione, sfruttando il metodo della velocità radiale. Il TESS li aveva invece individuati attraverso il metodo del transito, basato su cambi di luminosità sulla superficie della stella dovuti proprio al passaggio dei pianeti.

Confronto tra il Sistema Solare e quello della stella L 98-59: Credit: ESO/M. Kornmesser
Confronto tra il Sistema Solare e quello della stella L 98-59: Credit: ESO/M. Kornmesser

Come indicato, il pianeta più vicino alla stella (chiamato L 98-59b) è l'esopianeta con la massa più bassa mai identificato; gli scienziati ritengono che sia asciutto, ma potrebbe avere zone con piccole concentrazioni di acqua, così come il suo vicino, L 98-59c. Anche il terzo pianeta sembra molto interessante, poiché il professor Demangeon e i colleghi ritengono che fino al 30 percento della sua massa potrebbe essere composta da acqua. In pratica, potrebbe essere un immenso mondo oceanico, anch'esso potenzialmente in grado di ospitare una qualche forma di vita aliena. Il quarto pianeta appena scoperto e non rilevato dal TESS si trova più o meno alla stessa distanza che c'è tra il Sole e Venere (la nana rossa L 98-59b ha una massa e un raggio attorno al 30 percento di quelli della nostra stella). Il pianeta più interessante in assoluto del quintetto, tuttavia, è quello ancora da confermare che si troverebbe nella zona abitabile della stella. “Il pianeta che si trova nella zona abitabile potrebbe avere un’atmosfera per proteggere e sostenere la vita”, ha dichiarato in un comunicato stampa la professoressa María Rosa Zapatero Osorio, astronoma presso il Centro di astrobiologia di Madrid e coautrice dello studio.

Per avere informazioni più dettagliate e precise su questi mondi alieni sarà necessario attendere il lancio del James Webb Space Telescope, l'erede spirituale di Hubble, e la messa in funzione del potentissimo Extremely Large Telescope (ELT) dell’ESO, che dovrebbe vedere la prima luce nel 2027. Combinando i dati ottenuti da questi due rivoluzionari strumenti si potranno ottenere preziose informazioni sulle atmosfere degli esopianeti, permettendoci di capire se davvero si tratti di mondi ospitali per la vita, perlomeno quella che conosciamo noi. Sebbene 35 anni luce sembrino relativamente pochi, in termini squisitamente astronomici, si tratta comunque di una distanza enorme da poter coprire con le nostre attuali tecnologie, in tempi "umani". Al momento, dunque, l'esplorazione di questi luoghi affascinati deve purtroppo restare relegata alla pura fantascienza. I dettagli della ricerca “Warm terrestrial planet with half the mass of Venus transiting a nearby star” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica specializzata Astronomy & Astrophysics.

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