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Il nuovo alleato contro il melanoma è il virus dell’herpes modificato

Il medicinale, sviluppato dalla Amgen, si chiama T-VEC e attende il via libera delle autorità sanitarie. Secondo gli esperti potrebbe arrivare già entro il 2016.
A cura di R. Z.
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Una versione geneticamente modificata del virus dell’Herpes, sviluppata da un’equipe di ricercatori dell’Institute of Cancer Research di Londra, sembra aver superato con successo tutte le fasi della sperimentazione nel trattamento del melanoma, la devastante forma tumorale che colpisce l’epidermide. Il medicinale, sviluppato dalla Amgen, attende il via libera delle autorità sanitarie. Secondo gli esperti potrebbe arrivare già entro il 2016.

Il primo virus che supera le tre fasi sperimentali. Il farmaco T-Vec, evidenzia il professor Kevin Harrington, responsabile della ricerca, “risulta esser molto promettente. E’ infatti la prima volta che un virus geneticamente modificato riesce a superare con successo le tre fasi sperimentali”. Stando a quanto spiegato dallo scienziato il farmaco è in grado di sconfiggere il cancro anche quando questo si è diffuso in tutto il corpo, colpendo tutti gli altri organi. Si tratta insomma di un trattamento rivoluzionario che potrebbe presto offrire una speranza ai casi considerati oggi disperati.

Il 10 per cento dei pazienti è guarito. Lo studio, ha evidenziato Harrington, ha coinvolto più di 400 pazienti colpiti da melanoma aggressivo. Di questi il 25 per cento ha subito risposto positivamente al trattamento, mentre il 16% ha ottenuto dei miglioramenti dopo 6 mesi. Il 10 per cento dei pazienti è invece guarito completamente. I soggetti ammessi alla terza fase sperimentale erano tutti pazienti ormai esclusi da altri trattamenti convenzionali. “Alcuni erano ormai terminali, con metastasi diffuse a polmoni e fegato”.

Come agisce il nuovo super virus dell’herpes. Una volta modificato il virus non attacca i suoi classici bersagli ma individua e distrugge con precisione assoluta le cellule tumorali. "Di solito consideriamo i virus come i nostri più acerrimi nemici – ha commentato il professor Paul Workman, uno dei responsabili dello studio – ma ora, la loro capacità di infettare e uccidere le cellule umane, si sono dimostrate incredibilmente utili contro le cellule tumorali e nella stimolazione della risposta immunitaria”.

Manca il via libera delle autorità sanitarie. Gli scienziati, che ora attendono l’ok da parte della FDA e dell’Agenzia europea per i medicinali, hanno ammesso di non aver compreso appieno il funzionamento del T-Vec. Nell’ultima fase sperimentale, infatti, sono stati rilevati tumori che, pur non essendo stati raggiunti direttamente dal medicinale, sono scomparsi o, in ogni caso, si sono notevolmente ridotti. Probabilmente, evidenzia Harrington, una volta somministrato il T-Vec si da una scossa al “sistema immunitario del paziente. Questo si sveglia e attacca le cellule tumorali, ovunque si trovino”.

Meno effetti collaterali. La terapia prevedeva una somministrazione del farmaco per via venosa: una dose ogni due settimane per 18 mesi. Gli effetti collaterali risultano esser importanti ma decisamente meno pesanti di quelli causati dalla chemioterapia. I sintomi, in ogni caso, dopo alcune iniezioni possono esser paragonati a quelli di una lieve influenza. L’utilizzo del medicinale ha innalzato l’asticella della vita media dei pazienti portandola da 21.5 mesi agli attuali 41 mesi.

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