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Via libera negli USA all’aspirina come arma anti-tumore

Raccomandata alle persone di età compresa tra i 50 e i 69 anni.
A cura di Nadia Vitali
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Da tempo, ormai, è allo studio la possibilità che l'aspirina abbia delle proprietà anti-cancro, almeno per specifiche forme tumorali. In questi giorni è arrivata anche l'ufficialità, almeno negli Stati Uniti, con l'acido acetilsalicilico raccomandato tra i farmaci in grado di prevenire l'insorgere del tumore al colon-retto, in particolare ai pazienti che presentino già il rischio di disturbi cardiovascolari.

Le linee guida della Us Preventive Services Task Force consigliano, quindi, l'assunzione quotidiana di quella che viene chiamata generalmente "aspirinetta", corrispondente ad un dosaggio basso e già utilizzata nell'ambito della prevenzione delle malattie cardiovascolari. La fascia d'età di riferimento è quella compresa tra i 50  i 69: al di sotto e al di sopra di questa non è stato possibile riscontrare rilevanti benefici dall'assunzione, soprattutto per le persone di età superiore ai 70 anni in cui i rischi di sanguinamento, effetto collaterale più frequente, si fanno più gravi.

In realtà le indicazioni di questo panel di esperti e scienziati dovranno essere confermate definitivamente ma sembra abbastanza certo, ormai, che la cardio-aspirina finirà tra i medicinali consigliati per la prevenzione di patologie molto diverse tra loro; anche se soltanto in America, per il momento.

Una risoluzione che giunge al seguito di una lunga serie di studi che, negli anni, hanno mostrato come le virtù dell'aspirina vadano ben oltre quelle che ci sono note da tempo: l'ultimo in ordine cronologico, curato dal Centre for Cancer Prevention della Queen Mary University of London e pubblicato dagli Annals of Oncology, avrebbe rilevato una riduzione del rischio di sviluppare il cancro il tumore al colon compresa tra il 30 e il 45% con un'assunzione quotidiana per almeno una decina d'anni. In generale, l'aspirina funzionerebbe non soltanto come farmaco preventivo ma anche abbassando la mortalità nei pazienti che hanno già una neoplasia, riducendo il rischio dello sviluppo di metastasi.

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