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Verso la vita sintetica: il primo batterio con DNA ridotto

Syn 3.0 è il punto di arrivo di studi che proseguono da decadi ma, soprattutto, è un grande punto di partenza verso il futuro.
A cura di Redazione Scienze
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Credit: C. Bickel / Science (2016)
Credit: C. Bickel / Science (2016)

È nato nei laboratorio dell'americano Craig Venter Institute, sotto la guida del fondatore e direttore Craig Venter, il primo batterio sintetico con un DNA minimo: si tratta di un passaggio storico verso la realizzazione della vita artificiale. I dettagli del lavoro sono stati descritti da un articolo pubblicato da Science.

Il batterio in questione si chiama Syn 3.0: ad esso sono sufficienti soltanto 473 geni per sopravvivere e per replicarsi. Syn 3.0 costituisce il punto di arrivo di una serie di studi che si sono susseguiti negli ultimi decenni: con la sua struttura semplice potrebbe rivelarsi fondamentale per far luce su alcuni misteriosi aspetti relativi all'evoluzione della vita negli oceani primordiali, miliardi di anni fa, ad esempio. Ma, soprattutto, potrebbe fornire la base per una futura generazione di microrganismi designati su misura e destinati alla produzione, ad esempio, di nuovi antibiotici e nuovi biocarburanti o, ancora, alla bonifica di terre e acque contaminate.

Il lavoro era iniziato ai primi del 2000, quando il gruppo di scienziati aveva iniziato a lavorare su un batterio, il Mycoplasma mycoides, sintetizzandone il DNA e successivamente dividendolo in otto sezioni i 901 geni da cui è composto. Le diverse sezioni sono state etichettate in modo da essere riconoscibili rispetto alle altre ed hanno, quindi, cominciato a proporre diverse combinazioni genetiche, in modo da eliminare le tessere genetiche che non risultavano avere un legame con le funzioni essenziali della vita. Un lavoro estremamente lungo, con infiniti tentativi, che alla fine ha portato a selezionare esclusivamente gli elementi fondamentali per sopravvivenza e riproduzione.

Alla fine, il tutto è stato organizzato in un singolo genoma, quello di SYN 3.0 nel quale, in ogni caso, permane con sorpresa una quantità di geni (149) ai quali i ricercatori non sono stati in grado di assegnare una specifica funzione biologica, nonostante i continui studi. Evidentemente, sarà materia perle prossime ricerche.

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