Veronesi: “Fumatori, fatevi una tac”
Il tumore al polmone resta tra le forme più gravi e mortali di cancro, in buona parte dei casi perché scoperto troppo tardi. Circa il 70% dei nuovi casi in Italia, ben 37mila l’anno in media, sono diagnosticati in fase avanzata quando l’operazione chirurgica risulta impossibile e le altre terapie si rivelano perlopiù inefficaci. Per questo, l’oncologo Umberto Veronesi lancia l’appello affinché i medici sollecitino i propri pazienti fumatori ed ex fumatori a sottoporsi a tac a basse dosi allo scopo di individuare lo sviluppo di forme tumorali negli stadi iniziali, prima che la malattia possa degenerare. Ma l’invito è rivolto anche ai cittadini stessi, che possono aderire al progetto Cosmos II: è possibile prendere in qualunque momento un appuntamento presso i sette centri italiani aderenti (Firenze, L'Aquila, Milano, Palermo, Pescara, Potenza e Roma) dove i pazienti saranno gratuitamente sottoposti per cinque anni a Tac a basse dosi e ad analisi del sangue per individuare i marcatori tumorali che consentono la diagnosi precoce.
“Per la prima volta nella storia, la medicina si è occupata di chi fuma o ha fumato molto, offrendo una possibilità concreta di salvezza e salute, senza colpevolizzare o terrorizzare”, scrive Veronesi, a capo dell’Istituto europeo di oncologia, partner del progetto Cosmos II. “Non possiamo più nascondere che pesa sul nostro Paese il retaggio della concezione del cancro come punizione per qualche peccato segreto, e questo è tanto più vero per il tumore del polmone, per cui la colpa misteriosa non è: hai fumato o fumi e dunque ti meriti il cancro”. Per questo, oltre a offrire analisi gratuite, il progetto intende anche offrire una consulenza psicologica per chi desidera smettere di fumare. Possono aderire a Cosmos II tutti i cittadini con età superiore ai 55 anni, l’età a partire dalla quale mediamente si sviluppa il tumore al polmone, e che abbiano fumato almeno 20 sigarette al giorno per un periodo minimo di trent’anni.
“Anche io sono contro il fumo e so che l'unico modo per eliminare il problema del tumore polmonare – oggi il tumore big killer numero uno al mondo – sarebbe di far sparire le sigarette”, spiega Veronesi. “Tuttavia penso che la medicina non abbia il diritto di dare un giudizio morale sulla malattia, mentre ha il dovere di curare le persone, a prescindere dalle loro scelte di vita individuali”. Il contrasto al fumo è diventato una priorità per molti paesi, tra cui quelli dell’Unione europea che nel corso degli ultimi vent’anni hanno adottato legislazioni sempre più severe sul fumo nei luoghi pubblici e disincentivi all’acquisto di sigarette, tra cui i famosi avvertimenti-shock sulla confezioni e l’aumento sempre maggiore dell’accisa sul tabacco. A partire dagli anni ’50, l’introduzione dei filtri nelle sigarette ha prodotto un aumento significativo dell’adenocarcinoma, una variante del tumore polmonare che colpisce le regioni periferiche del polmone, a causa del deposito delle particelle più piccole non filtrate nei bronchi.
La scarsa attenzione alle possibilità di screening in Italia dipende, spiega Umberto Veronesi, dalla resistenza di quella che definisce una “lobby medica conservatrice”, secondo la quale l’esame sarebbe “troppo costoso, troppo difficile da interpretare, troppo complesso da organizzare o addirittura fuorviante perché così accurato da evidenziare noduli che non sarebbero mai diventati tumori”. L’uso di tac a basso dosaggio per i test sui fumatori realizzati presso l’Istituto europeo di oncologia dimostrerebbero invece l’assoluta efficacia di questo tipo di analisi per la diagnosi precoce, con la possibilità, se estesa a tutta la popolazione fumatrice, di “salvare migliaia di vita ogni anno”.