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Vaccino universale contro l’influenza protegge da più ceppi e induce immunità duratura

Risultati promettenti dai test clinici di fase 1 del nuovo vaccino sviluppato dai ricercatori della Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York: “Con la protezione contro più ceppi virali, non sarà necessario vaccinarsi ogni anno”.
A cura di Valeria Aiello
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Un vaccino potenzialmente rivoluzionario, che potrà offrire una protezione duratura contro un’ampia varietà di ceppi virali, facendo un’enorme differenza in termini di salute pubblica. Questo lo scopo dello studio, pubblicato sulla rivista Nature Medicine, dai ricercatori della Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York che hanno sviluppato un vaccino universale contro l’influenza di cui saranno necessarie due o tre dosi per indurre l’immunità senza bisogno di riformulare il vaccino o ripetere la vaccinazione ogni anno.

La formulazione ha appena completato la prima fase di test clinici sull’uomo e, sebbene le dimensioni del campione ancora ridotte (65 persone), ha mostrato risultati che incoraggiano gli sviluppi futuri. “Un vaccino universale contro l’influenza si traduce in un’ampia immunità che probabilmente proteggerà contro qualsiasi sottotipo o ceppo di virus influenzale emergente, migliorando significativamente la nostra risposta alle pandemie ed evitando futuri problemi come quelli che vediamo oggi con Covid-19” dice il microbiologo Florian Krammer, autore corrispondente dello studio.

In particolare, il vaccino universale sviluppato dai ricercatori è formulato seguendo un approccio differente da quello dei vaccini tradizionali, ma che prende comunque di mira la proteina virale emoagglutinina, la glicoproteina utilizzata dai virus influenzali per legare le cellule umane. Rispetto ai vaccini convenzionali, che inducono la produzione di anticorpi diretti verso la “testa” globulare di questa proteina, gli studiosi hanno concentrato gli sforzi nell’indurre la produzione di anticorpi diretti verso la “coda” dell’emoagglutinina, una porzione più conservata tra i diversi ceppi e più stabile rispetto alla testa globulare che invece varia di frequente, soggetta alla cosiddetta deriva genetica, il processo attraverso cui i virus influenzali mutano per sfuggire alla neutralizzazione.

Il nostro vaccino a base di emoagglutinina chimerica – precisa Krammer – rappresenta un importante passo in avanti rispetto ai vaccini convenzionali che spesso non corrispondono ai ceppi di virus circolanti, limitando la loro efficacia”. “Oltre ad essere più ampio, il vantaggio di questo vaccino è quello di essere multifunzione, inducendo la produzione di anticorpi specifici contro la coda dell’emoagglutinina in grado di neutralizzare più tipi di virus influenzali” ha aggiunto Adolfo Garcia-Sastre che ha contribuito alle ricerche.

I risultati della sperimentazione hanno indicato che il vaccino si è rivelato sicuro e ha indotto una forte risposta immunitaria che dura almeno 18 mesi, indicando la capacità del vaccino di indurre anticorpi diretti contro la coda dell’emoagglutinina. “Questa fase del nostro lavoro clinico migliora in modo significativo la nostra comprensione della risposta immunitaria in termini di durata e ci incoraggia sui progressi futuri” ha concluso Krammer che, insieme ai colleghi, nei prossimi due anni sarà impegnato nello sviluppo di formulazioni in grado di indurre la produzione di anticorpi nei confronti di altri ceppi influenzali, prima di combinarli insieme e procedere alla sperimentazione su più larga scala per testare direttamente l’immunità.

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