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Vaccino Covid a giovani e anziani per maggiore efficacia: lo indica uno studio italiano

La ricerca pubblicata sulla rivista Vaccines propone un modello matematico per decidere la strategia più adatta per la campagna di vaccinazione: “Possibile modulare la somministrazione alle diverse fasce di popolazione in base all’evoluzione della pandemia”.
A cura di Valeria Aiello
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Un modello matematico come strumento per affrontare la pandemia e implementare una campagna di vaccinazione di massa che possa fornire il massimo risultato. A proporlo è un team di ricercatori ed esperti italiani guidato da Giorgio Palù, virologo dell’Università di Padova e neopresidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), e da Giovanni Sebastiani, matematico dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “Mauro Picone” del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac). Allo studio, pubblicato sulla rivista Vaccines, hanno collaborato Ilaria Spassiani dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e Lorenzo Gubian, della Uov Sistemi Informativi – Azienda zero della Regione Veneto.

Vaccino Covid a mix di giovani e anziani

La scelta di chi vaccinare per primo sarà un problema rilevante quando diversi vaccini con differenti profili di efficacia ed effetti collaterali saranno disponibili” spiegano gli studiosi, fornendo uno strumento in grado di calcolare, sulla base dell’evoluzione dell’epidemia, il giusto mix di giovani ed anziani da immunizzare per ottenere la maggiore efficacia. In altre parole, nella scelta di chi vaccinare per primi, dopo la fase iniziale già decisa che coinvolgerà gli operatori sanitari e i residenti e personale delle residenze sanitarie assistenziali (RSA), la strategia di dare priorità alla popolazione più anziana potrebbe risultare non necessariamente la più efficace in base alla situazione epidemiologia e, soprattutto, a seconda degli obiettivi che si vorranno perseguire. D’altra parte, immunizzare sia le fasce di popolazione più vulnerabili, riducendo così i decessi, sia quelle in cui il virus circola di più, ovvero le fasce giovanili e intermedie, potrebbe rivelarsi un approccio più efficace se adottato nelle opportune proporzioni.

In tal senso, lo studio italiano punta a “fornire una soluzione che possa ottenere il massimo risultato combinando i due criteri – – ha spiegato Sebastiani ad Adnkronos Salute – ,  offrendo alla politica uno strumento per decidere la strategia più adatta avendo la possibilità di valutare, in anticipo, le possibili conseguenze delle scelte. Il metodo, che permette di considerare diverse variabili, come età, genere, tipologia del luogo di cura del paziente e comorbidità, è stato messo a punto lavorando sulla base dei dati del Veneto ma si tratta di un modello che può essere usato in diversi scenari”. In particolare, ha aggiunto il matematico italiano, è possibile non solo scegliere se puntare “a vaccinare chi ha un maggiore rischio di morire o chi diffonde di più il virus, ma anche modulare le due scelte, che sembrano in contraddizione, a seconda delle condizioni epidemiologiche”.

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