Forte produzione di anticorpi nei primi test preclinici dei 5 vaccini italiani anti coronavirus
La sperimentazione preclinica dei cinque vaccini candidati prodotti in Italia contro il coronavirus SARS-CoV-2 è partita col piede giusto, offrendo dei primissimi risultati incoraggianti. Le preparazioni, infatti, determinano una forte produzione di anticorpi nei modelli cui sono stati somministrati. A dichiararlo all'ANSA è stato il dottor Luigi Aurisicchio, fondatore e amministratore delegato della società di biotecnologie di Castel Romano (Roma) Takis Biotech, che da 10 anni è impegnata nello sviluppo di nuovi farmaci contro il cancro (sfruttando il principio di attivare il sistema immunitario contro di esso) e le malattie virali.
Il team di scienziati sta conducendo test con cinque preparazioni differenti, avviati alla fine del mese scorso. I vaccini candidati "made in Italy" sono tutti progettati per colpire diverse regioni della proteina S (Spike o spicole), quella che il patogeno emerso in Cina alla fine dello scorso anno – tra il 20 e il 25 novembre 2019, secondo uno studio italiano condotto da scienziati italiani del Campus BioMedico di Roma – utilizza come un “piede di porco” per scardinare la parete delle cellule umane, penetrare all'interno e avviare il processo di replicazione, determinando l'infezione (chiamata COVID-19). E a quanto pare, le preparazioni messe a punto dalla Takis sulla base del sequenziamento genetico del patogeno, reso disponibile dagli scienziati cinesi a gennaio, sembrano essere davvero promettenti: “Dopo il primo esperimento e con una singola somministrazione abbiamo riscontrato un forte titolo anticorpale. I primi risultati nei modelli preclinici dimostrano la forte immunogenicità dei cinque candidati vaccini”, ha dichiarato il dottor Aurisicchio. I vaccini della Takis vengono somministrati con un'iniezione intramuscolare seguita da un piccolo impulso elettrico, che favorisce l'entrata della preparazione nelle cellule, al fine di attivare il sistema immunitario. La tecnica prende il nome di elettroporazione. Come specificato all'ANSA da Aurisicchio, dei 5 vaccini testati, due sembrano essere più promettenti nella produzione di anticorpi (proteine conosciute anche col nome di immunoglobuline).
Lo scopo ultimo di un vaccino è quello di preparare l'organismo all'“invasione”, addestrando il sistema immunitario a sviluppare gli anticorpi adeguati in caso di contatto col patogeno reale. In altri termini, un vaccino serve a sviluppare la cosiddetta memoria immunitaria, e dunque di rispondere prontamente non appena il microorganismo tenta di aggredirci. Esistono diverse tipologie di vaccini, ma in linea di massima si tratta di preparazioni con patogeni inattivati/attenuati o basate su singole porzioni di DNA o RNA, come nel caso della proteina S del SARS-CoV-2, quella che si lega al recettore ACE2 delle cellule umane e che dona l'aspetto a corona dei coronavirus, quando osservati al microscopio elettronico.
In precedenza il dottor Aurisicchio aveva dichiarato che, nel caso in cui i risultati dei test preclinici fossero stati incoraggianti, la sperimentazione sull'uomo dei vaccini Takis Biotech – autorizzata dal Ministero della Salute – sarebbe partita questo autunno. Il fatto che la prima iniezione sia stata sufficiente a innescare una forte riposta anticorpale lascia ben sperare per il prosieguo della sperimentazione, i cui risultati dovrebbero essere pubblicati nel mese di maggio. Nel frattempo è già partita la sperimentazione sull'uomo di tre vaccini; l'INO-4800 sviluppato dalla INOVIO Pharmaceuticals, Inc. e finanziato dalla Bill e Melinda Gates Foundation (BMGF); la preparazione messa a punto dalla società di biotecnologie Moderna Inc. e dai National Institutes of Health (NIH) americani e un preparato cinese. Secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ci vorranno almeno dai 12 ai 18 mesi per avere una preparazione sicura ed efficace in commercio.