Usi spesso il condizionatore? Stai contribuendo al surriscaldamento del pianeta
Estati sempre più calde in molte aree del nostro emisfero, con afa e temperature sopra la media per molti giorni, che stanno spingendo verso un uso sempre più diffuso del condizionatore d’aria, diventato uno dei modi più efficaci per rinfrescarci. I benefici portati dai sistemi di raffreddamento sono innegabili, rappresentando una risorsa per la salute (sia fisica sia mentale) e il benessere delle persone, specialmente le più anziane, con però un grande impatto sull’ambiente, soprattutto per quanto riguarda le emissioni di gas refrigeranti, tra i responsabili del cosiddetto buco dell’ozono.
A spiegare come i gas che rendono confortevole la nostra vita contribuiscano alla crisi climatica è il nuovo libro “After cooling: on Freon, global warming, & the terrible cost of comfort” dello scrittore statunitense Eric Dean Wilson che intreccia la scienza e la storia del Freon, il refrigerante introdotto per la prima volta negli Anni 30 sotto forma di clorofluorocarburi (CFC) e nel tempo sfuggito nell’atmosfera. Vietato dal 1987, il Freon è stato sostituito dai gas fluorurati (HFC), noti anche come gas-F, che sebbene non danneggino lo strato di ozono, hanno un potenziale di riscaldamento globale che può essere da centinaia a migliaia di volte superiore a quello dell’anidride carbonica.
Ad oggi, questi gas e, in particolare, gli idroclorofluorocarburi (HCFC) sono tra i refrigeranti più comunemente utilizzati nei condizionatori d’aria e nei climatizzatori delle automobili. “Questi sistemi – spiega Wilson in un’intervista a The Guardian – non emettono direttamente refrigeranti. Quello che succede, specialmente nei condizionatori d’aria per auto, è che quando il refrigerante viene caricato in un sistema, nel corso degli anni il circuito lentamente perde. E se non lo fa, quando ci si sbarazza di un condizionatore d’aria, la stragrande maggioranza delle persone lo lascia semplicemente per strada, oppure lo getta nella discarica, qualcosa che è tecnicamente illegale. Proprio oggi, ho visto due condizionatori abbandonati per strada e che molto probabilmente contenevano HFC”.
Riguardo ai sostituti del Freon che non riducono lo strato di ozono “tutte le prove indicano che vanno bene, ma abbiamo pensato questa stessa cosa con ogni generazione successiva di refrigeranti CFC, anche se non era così. Non sono un chimico e non sono uno scienziato dell’atmosfera, ma qui vedo qualcosa di cui sono piuttosto scettico”.
Il libro di Wilson non è un invito a non utilizzare i condizionatori. L’autore riconosce che, nelle ondate di caldo, i climatizzatori salvano la vita. “Ci sono persone che sono suscettibili alle malattie legate al caldo, che vivono in quartieri che hanno meno accesso all’ombra naturale, meno alberi, meno accesso ai parchi, con più asfalto che assorbe il calore e può rendere le aree della città più calde di 10 °C in alcune zone. I più vulnerabili sono i residenti a basso reddito che, anche se possono permettersi un climatizzatore, potrebbero essere riluttanti ad accenderlo perché indietro con le bollette energetiche. Inoltre, ciò che accade nell'ondata di caldo è che tutti in città accendono il condizionatore d'aria, sovraccarica la rete e c'è il rischio di blackout”.
L’alternativa, se non vogliamo o non possiamo permetterci l’aria condizionata è “piantare più alberi” indica Wilson. “Iniziative per assicurarsi che ci sia una vegetazione lussureggiante in ogni strada di New York, specialmente nei quartieri popolari, dove tendono ad esserci meno alberi, penso che sia cruciale. Un’altra soluzione è il design sostenibile che incorpora il raffreddamento passivo. Ci sono architetti innovativi che guardano alla natura, a cose come termitai e alveari che esistono allo stato selvatico e regolano la temperatura. A come ombreggiare e come dare luce, ma senza esposizione diretta che riscalderà gli ambienti, ad esempio sfruttando il riscontro d’aria e utilizzando materiali da costruzione migliori che non assorbono il calore. Strategie che non devono essere necessariamente molto costose, per le quali ho molta fiducia nel buon design”.