Uno di qua e uno di là, ecco perché questi calamari hanno gli occhi asimmetrici
Un team di biologi marini della Duke University (North Carolina) ha svelato il mistero che si cela dietro i peculiari occhi asimmetrici dei calamari Histioteuthis, noti per possedere un occhio molto più grande dell'altro. Secondo gli studiosi, coordinati dalla professoressa Kate Thomas, l'occhio più grande avrebbe una maggiore sensibilità alla luce solare, e si sarebbe evoluto per discernere al meglio la bioluminescenza delle prede (come ad esempio quella emessa dai gamberetti) quando osservate dal basso. Tale vantaggio tuttavia sparisce del tutto quando gli occhi sono orientati verso il basso, così il calamaro ha sviluppato la propria visione per ottenere il massimo risultato col minor dispendio energetico, ovvero specializzando solo uno dei due occhi.
Gli studiosi, per giungere a questa conclusione, hanno analizzato diverse ore di video sui calamari che vivono a largo della baia di Monterey, in California. I filmati, ben 161, sono stati acquisiti negli ultimi 26 anni grazie all'utilizzo di piccoli sommergibili controllati da remoto. Osservandoli attentamente, il team della Thomas si è accorto che spesso questi molluschi cefalopodi tendono a nuotare con l'occhio grande rivolto verso l'altro, tenendo al contempo quello più piccolo orientato verso il fondale.
Poiché queste specie vivono a una profondità tra i 200 e i 1000 metri, dove arriva pochissima luce solare, l'occhio grande si è evoluto in modo da poterla carpire al meglio. Moltissimi animali marini, come il comune pesce azzurro (acciughe, sardine e simili), hanno sviluppato una doppia colorazione mimetica per complicare la vita ai predatori; uno strato azzurro superiore che si mimetizza col profondo blu e uno argentato inferiore più difficile da osservare dal basso, poiché camuffato dalla luce del sole.
I calamari del genere Histioteuthis hanno semplicemente evoluto una ‘contromisura' a tale condizione, uno strumento visivo raffinato che gli permette di sopravvivere in un ambiente particolarmente ostile. Nonostante la loro specializzazione, questi animali non possono nulla contro l'ecolocalizzazione dei cetacei odontoceti, come i capodogli, che riescono a capire in qualsiasi condizione di luce la loro esatta posizione. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Philosophical Transactions of the Royal Society B.
[Foto di New Scientist]