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Una viaggiatrice dell’Età del Bronzo

Nuove indagini sui resti di una fanciulla danese morta 3.500 anni fa ci svelano che i nostri antenati erano soliti viaggiare più di quanto potremmo immaginare.
A cura di Nadia Vitali
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Il sepolcro della ragazza di Egtved
Il sepolcro della ragazza di Egtved

Del nostro passato preistorico, quando non esisteva la parola scritta che lasciasse testimonianze certe della nostra civiltà, conosciamo purtroppo ben poco: molte delle informazioni possiamo ricavarle attraverso fonti indirette. In questo la scienza, soprattutto con le sue tecniche più moderne, fornisce uno strumento di enorme supporto che può svelarci aspetti dell’antichità estremamente interessanti.

Viaggi preistorici

Ad esempio,  può aiutarci a scoprire che anche alcuni uomini dell’Età del Bronzo erano dei viaggiatori che si spostavano non necessariamente in massa. La mobilità individuale nell’antichità è già da tempo oggetto di studio, benché la scarsezza di reperti ben conservati non consenta di ricostruire un quadro completo. Nel tentativo di approfondire questo aspetto, gli archeologi del museo nazionale di Danimarca hanno approfittato del buono stato in cui si trovano i resti di una fanciulla vissuta nell’Età del Bronzo, simbolo dell’identità danese e affascinante testimonianza della storia dell’umanità. I risultati del loro lavoro sono stati resi noti attraverso un articolo pubblicato da Scientific Reports.

La sepoltura della ragazza di Egtved

La ragazza di Egtved deve il proprio nome al villaggio danese in cui vennero scoperti i suoi resti negli anni ’20 del secolo scorso in una bara di quercia: denti, unghie, una parte di cervello e della pelle sopravvissero al tempo, grazie all'ambiente acido del sepolcro, ma non le ossa. Eppure questo è stato sufficiente per risalire all’età della fanciulla (tra i 16 e i 18 anni) e per ricostruirne l’aspetto al momento della sua morte, avvenuta all’incirca 3.500 anni fa. I suoi abiti consistono in una blusa e una gonna corta di lana, dall'aspetto sorprendentemente contemporaneo, con una cintura ornata da una placca di bronzo di forma circolare che sembrerebbe simboleggiare un Sole e che sarebbe, secondo gli esperti, da mettere in connessione con i culti solari del nord. Vicino alla sua testa venne collocato un piccolo contenitore con i resti cremati di un bambino di 5/6 anni.

La grande varietà di tessuti, sia molli sia calcarei, unitamente al ricco assemblaggio di beni nel sepolcro, ha offerto un’opportunità unica per indagare sulla mobilità individuale di questo periodo. E i risultati delle analisi condotte non hanno deluso le aspettative, anzi hanno spalancato una porta su un mondo inaspettato.

La firma degli spostamenti

Come si è soliti fare per questo tipo di ricerca, l’archeologa Margarita Frei, assieme al suo team multidisciplinare, ha esaminato le variazioni nella composizione molecolare degli isotopi dello stronzio, sia quello accumulato dall’organismo della ragazza, sia quello dei tessuti indossati, delle ossa del bambino, del suolo. La traccia lasciata da questi isotopi, in genere, cambia a seconda del luogo e per questo può aiutare a ricostruire una mappa degli spostamenti dei singoli individui.

Fanciulla in viaggio

Lo smalto dei denti avrebbe rivelato che la località più plausibile come luogo d’origine della ragazza di Egtved sembrerebbe essere la Foresta Nera, nella Germania sudoccidentale: per giungere nel villaggio danese in cui morì, evidentemente, dovette compiere un lungo viaggio di 800 chilometri. Ma non è tutto.

Per tracciare con maggiore accuratezza le tappe della sua mobilità, i ricercatori hanno osservato i capelli: lunghi 23 centimetri, recano con sé la firma degli ultimi due anni della sua vita. Attraverso l’interpretazione dei dati ricavabili dagli stessi isotopi dello stronzio, quella capigliatura ha rivelato due viaggi che avrebbero riportato la fanciulla nella sua terra natale che, oltretutto, è la medesima da cui proviene la fibra di lana dei suoi abiti. I due viaggi sarebbero da collocarsi il primo tra i 23 e 13 mesi che precedettero la morte della ragazza e il secondo tra i sei e i quattro mesi finali della sua vita: quest’ultima informazione troverebbe conferma anche nell'esame delle unghie.

Viaggi d'affari o matrimonio combinato?

Testimonianze archeologiche indicano la presenza di un movimento commerciale che, dalla Germania meridionale, giungeva fino alle regioni meridionali della Scandinavia: in ragione di ciò gli esperti puntano alla Foresta Nera, e alle zone adiacenti, come possibili terre natie della fanciulla, nonostante gli isotopi dello stronzio potrebbero coincidere con altre aree d’Europa (come la Francia e la Gran Bretagna). Verosimilmente, i commerci spingevano a stabilire alleanze tra i diversi capi delle popolazioni e non si può escludere che la fanciulla venne data in matrimonio proprio in questa ottica: gli scambi e l’ospitalità potevano uscire consolidati dall’unione con uno straniero. E se invece la ragazza avesse goduto di piena autonomia e fosse stata lei stessa protagonista in prima persona dei commerci? Questo difficilmente potremo saperlo. Quel che la scienza ci dice con sicurezza è che la fanciulla viaggiò più volte in direzione di un luogo lontano da Egtved, anche poco prima di morire: e questo ci suggerisce che abbiamo molto più in comune con i nostri antenati di quanto potremmo immaginare.

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