Una terza dose di vaccino Covid potrebbe servire già tra sei mesi ed entro un anno dalla seconda
Come per i virus dell’influenza, anche contro il coronavirus Sars-Cov-2 potrebbe servire una terza dose o comunque un’iniezione extra di richiamo. Una possibilità che le autorità sanitarie degli Stati Uniti hanno già iniziato a pianificare, prendendo in considerazione “potenziali dosi successive” entro un anno dalla prima somministrazione. Lo ha affermato David Kessler, chief science officer della task force per l’emergenza Covid-19 dell’amministrazione Biden, nel corso della riunione della House Select Subcomm Committee sulla crisi del coronavirus di giovedì.
“I dati preliminari mostrano che gli anticorpi neutralizzanti persistono per un po’ di tempo dopo la seconda dose di un vaccino a mRna, con un declino relativamente lento nel tempo – ha detto Kessler nel suo intervento – . Come per gli altri vaccini, come per gli antinfluenzali, una dose successiva può essere importante per il prolungare la protezione contro il ceppo originario, ma può essere fondamentale per fornire protezione dalle varianti”.
“La buona notizia – ha aggiunto Kessler – è che ci sono molte potenziali opzioni che possiamo prendere in considerazione come possibili dosi di richiamo. Stiamo valutando e ampliando gli studi per determinare quali opzioni sarebbero efficaci per fornire una protezione continua”.
Terza dose forse già dopo 6 mesi
Potrebbe quindi servire un ulteriore richiamo o probabilmente una formulazione aggiornata quando la vaccinazione smetterà di essere efficace. Uno scenario “probabile” secondo il ceo di Pfizer, Albert Bourla, che in un’intervista a CNBC ha indicato che “forse ci sarà bisogno di una terza dose, fra 6 e 12 mesi”, con la possibilità che sia necessario un richiamo annuale contro il virus. “Tutto ciò deve essere confermato – ha precisato Bourla – . E ancora, le varianti giocheranno un ruolo chiave”.
I dati più recenti sul vaccino di Pfizer/BioNtech indicano che la protezione dalle forme sintomatiche di Covid-19 si estende per almeno 6 mesi dalla somministrazione della seconda dose con un’efficacia del 91%. “La protezione non come nei primi mesi, ma ancora molto al di sopra dell’80% – ha osservato l’Ad di Pfizer – . Sembra che fare un richiamo sarà necessario, ma andranno visti i dati e ora li abbiamo solo su sei mesi”.
Anche la società di biotecnologie Moderna sta lavorando a una terza dose e prevede di sottoporre i dati del richiamo alle autorità di regolamentazione degli Stati Uniti entro i prossimi mesi. Secondo quanto affermato dal ceo Stephan Bancel, all’indomani dell’annuncio la durata degli anticorpi a sei mesi, la dose extra potrebbe essere disponibile già in autunno “in modo da proteggere le persone mentre entriamo nella stagionale autunnale e invernale”.
Negli Usa, il National Institute of Health sta valutando una serie di alternative da utilizzare come terza dose per aumentare la protezione immunitaria e prevenire le forme sintomatiche di Covid-19 legate a nuove varianti emergenti, inclusa la sudafricana (B.1.351) per cui si teme che le mutazioni accumulate a livello della proteina Spike possano conferire al virus la capacità di sfuggire alla risposta anticorpale indotta dalle attuali formulazioni. L’approccio della Food and Drug Administration all’autorizzazione di vaccini anti-Covid aggiornati è simile a quello adottato per i vaccini annuali contro l’influenza, il che significa che questi nuovi sieri anti-Covid potrebbero essere autorizzati per l’uso di emergenza senza lunghi studi clinici.