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Una proteina nel sangue potrebbe prevedere l’insorgere dell’Alzheimer

Una proteina nel sangue, la MAPKAPK5, potrebbe permettere agli studiosi di predire l’insorgere dell’Alzheimer nei pazienti.
A cura di Zeina Ayache
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Una proteina del sangue potrebbe prevedere l'Alzheimer
Una proteina del sangue potrebbe prevedere l'Alzheimer

Gli scienziati del King's College di Londra avrebbero identificato una singola proteina nel sangue in grado di indicare, con anni di anticipo, lo sviluppo di un deterioramento cognitivo lieve che, nel tempo, potrebbe progredire verso l'Alzheimer.

Lo studio, intitolatoPlasma protein biomarkers of Alzheimer’s disease endophenotypes in asymptomatic older twins: early cognitive decline and regional brain volumes” e pubblicato su Translational Psychiatry, ha visto la partecipazione di circa 100 coppie di gemelli dalle quali sono stati esaminati in laboratorio più di 1.000 campioni di proteine del sangue attraverso un test chiamato SOMAscan, che permette di analizzare un alto numero di proteine simultaneamente. Successivamente, i dati raccolti sono stati messi in paragone con i risultati ottenuti dai test effettuati per misurare le abilità cognitive dei gemelli.

Così facendo, per la prima volta è stato possibile identificare la corrispondenza tra un basso livello della proteina MAPKAPK5 con la diminuzione delle capacità cognitive in un arco di tempo di 10 anni.

Ovviamente quanto scoperto non può che essere l'inizio di ulteriori studi che, nel corso dei prossimi anni, continueranno a monitorare i gemelli, i loro livelli della proteina e l'attività cerebrale. La speranza è che in futuro si possa prevedere l'Alzheimer attraverso un semplice prelievo del sangue, cosa che però ad oggi non è ancora pensabile. “Siamo ottimisti – dichiara Claire Steves coautrice dello studio – la nostra ricerca potrebbe aiutare le persone che ancora non mostrano i sintomi dell'Alzheimer, ma che rischiano di sviluppare questa malattia”.

Per il momento non esistono trattamenti capaci di prevenire o prevedere l'insorgere di malattie degenerative come l'Alzheimer, solo la ricerca potrà permettere nuovi sviluppi.

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