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Una nuova proteina blocca il coronavirus prima che infetti le cellule umane

Sviluppata dagli scienziati della Northwestern Medicine di Chicago, la nuova proteina è una variante dell’enzima ACE2 in grado di intercettare Sars-Cov-2 e impedirgli di penetrare nelle cellule umane. In futuro potrebbe essere utilizzata in terapie di prevenzione e per il trattamento di persone che non possono essere vaccinate.
A cura di Valeria Aiello
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Particelle di coronavirus SARS-CoV-2 (in rosso) invadono una cellula ciliata della mucosa olfattiva
Particelle di coronavirus SARS-CoV-2 (in rosso) invadono una cellula ciliata della mucosa olfattiva

Una nuova proteina, sviluppata dagli scienziati della Northwestern Medicine di Chicago, può bloccare Sars-Cov-2 prima che il patogeno raggiunga le cellule umane per infettarle. Si tratta di una variante dell’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2), il recettore umano che il coronavirus sfrutta per agganciare le cellule e penetrare al loro interno. La variante proteica ha dimostrato di intercettare la proteina virale Spike e indurre la formazione di un legame alternativo a quello con il recettore cellulare.

La variante della proteina ACE2 blocca il coronavirus

La funzione della variante di ACE2 è dunque quella di ingannare il virus e neutralizzare la sua azione infettiva. “Per renderla più efficace – ha spiegato Daniel Batlle, professore di Medicina presso la Feinberg School of Medicine della Northwestern University e autore principale dello studio – abbiamo modificato la proteina ACE2 per stabilizzare questo legame, estendendo la sua durata d’azione da ore a giorni. Questa sarà una caratteristica fondamentale per l’uso da parte dei pazienti”.

Composta da 618 aminoacidi e descritta nel dettaglio nello studio pubblicato sul Journal of the American Society of Nephrology, la nuova proteina è stata testata in un organoide renale umano, una sorta di organo in miniatura, e ha dimostrato di neutralizzare il virus con una lunga durata d’azione. “Ha prodotto un'attività sostanziale a 96 ore e, dopo tre giorni, era ancora biologicamente attiva” indicano gli studiosi che hanno così fornito una prova di concetto della sua possibile efficacia nella prevenzione e nel trattamento di Covid-19 nell’uomo.

La variante di ACE2 potrà rappresentare un’opzione terapeutica per le persone che non potranno essere vaccinate oppure nei casi in cui, ad esempio, la risposta immunitaria indotta dal vaccino sarà inferiore a quella prevista. “Anche se la vaccinazione diffusa sarà il modo migliore per combattere la pandemia di Covid-19, ci sarà sempre bisogno di terapie per quelle persone che non sono state vaccinate o per le quali il vaccino non è stato completamente efficace” ha concluso Battle che, insieme ai colleghi, prevede di programmare alcuni studi per verificare la sicurezza della variante e, se gli esiti saranno quelli sperati, approcciare alla futura sperimentazione clinica del nuovo farmaco.

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