Una nuova ipotesi spiega perché stiamo affrontando ondate di caldo mai viste prima
Eventi come la “cupola di calore” potrebbero diventare fenomeni regolari, accompagnati da siccità, incendi e condizioni atmosferiche avverse. La loro formazione seguirebbe una sequenza di eventi nota ai meterologi, per cui il caldo torrido combinato alla alta pressione si combinano, creando vaste aree di calore che rimangono intrappolate sotto appunto una “cupola” di alta pressione. Gli scienziati che hanno studiato il fenomeno, hanno scoperto che la causa principale è un forte cambiamento (o gradiente) nelle temperature oceaniche da Ovest ad Est nell’Oceano Pacifico tropicale durante l’inverno precedente.
L'ipotesi dell'Onda-7
Approfondendo l’analisi, è emersa una nuova e non ancora dimostrata ipotesi, chiamata modello a onde, secondo cui onde planetarie di caldo – chiamate onde di Rossby – tendono a restare "bloccate" per molto tempo su alcune regioni. Questi grandi flussi si alternano lungo la corrente a getto settentrionale, un “fiume” d’aria ad alta quota che soffia da Ovest verso Est intorno al pianeta. “Un tempo – spiega Gwynne Dyer in un editoriale su The Hill Times – questa corrente era così forte e dritta che gli aerei diretti a Est la cavalcavano, accorciando di un’ora la rotta transatlantica o transpacifica, ma oggi questo accade sempre più raramente perché la corrente ha rallentato”.
Rallentando, a causa della minore energia dovuta a una più bassa differenza di temperatura tra la massa d'aria più calda delle zone temperate e quella artica che si sta riscaldando a causa dei cambiamenti climatici, la corrente a getto finisce in flussi d’aria sempre più grandi che si alternano intorno al pianeta. “Questa interpretazione scientifica è innovativa e ancora da verificare, ma è innegabile che negli ultimi vent’anni lo stesso schema di sette picchi di temperatura (massima e minima) bloccati e sparsi nei diversi Continenti si sia protratto per più di due settimane per sette volte”.
Il nome proposto per questi lunghi periodi di caldo estremo è Onda-7, oppure Onda-5, in base alle macroregioni del Pianeta interessate. “Onda-7 colpisce contemporaneamente il Nordamerica occidentale, l’Europa occidentale o centrale e l’Asia occidentale – prosegue Dyer – . È ancora un’ipotesi, non un fatto provato, ma ne abbiamo avuto un esempio di questo modello di caldo estremo a giugno. Per quattro o più giorni consecutivi, nel Canada occidentale e nel Nordovest degli Stati Uniti, le temperature hanno superato i 45 °C. In Europa occidentale e centrale, come al solito, le temperature non sono state così elevate, ma hanno comunque raggiunto i 35-40 °C nell’Europa centrale e nei Balcani (con un violento tornado in Repubblica Ceca), mentre nel Mediterraneo la temperatura dell’acqua è aumentata di 3-5 gradi più del solito. E nell’Aisa occidentale, il caldo ha toccato i 45 °C in gran parte del Pakistan e sfiorato i 30 gradi in tutta la Siberia, con punte di 48 °C a Jacobabad e a Verchojansk (nel circolo polare artico)”.
Temperature estive record erano previste come conseguenza del riscaldamento globale, ma i climatologi non prevedevano che sarebbero arrivate per almeno un altro decennio. “Se l’ipotesi dell'onda è corretta, allora queste ondate di calore killer diventeranno più frequenti nell’emisfero settentrionale con il progressivo aumento delle temperature artiche e il rallentamento della corrente a getto, estendendosi dai 30 a 60 gradi di latitudine Nord – prosegue Dyer – Un tempo credevamo che il riscaldamento del clima avrebbe colpito i Paesi ricchi delle zone temperate molto dopo rispetto ai tropici e alle aree subtropicali. Ma a quanto pare ci sbagliavamo. Abbiamo già ondate di calore con temperature medie globali in aumento di 1,1 °C e destinate ad aumentare di almeno 1,5 °C anche se faremo tutto ciò che è in nostro potere”.