Una donna ha sconfitto l’HIV senza cure mediche: è il secondo caso al mondo
Una donna argentina rimasta anonima, che aveva ricevuto una diagnosi di HIV nel marzo 2013, potrebbe essere la seconda persona al mondo aver sconfitto il virus senza farmaci o un trapianto di midollo osseo. Prima di lei, solo un’altra persona, la paziente californiana Loreen Willenberg, ha soppresso per decenni l’HIV senza l’aiuto di alcun trattamento. Altri due pazienti che hanno fatto notizia per aver apparentemente sconfitto l’infezione – Timothy Brown (il “paziente di Berlino”) e Adam Castillejo (il “paziente di Londra”) – Londra – , erano stati entrambi sottoposti a un trapianto di midollo osseo perché colpiti da tumori del sangue, un trattamento che aveva portato il virus a un livello di remissione così sostenuto da non poter essere più rilevato anche in assenza di terapia antiretrovirale (ART).
Il caso della donna argentina, che i ricercatori hanno chiamato la “paziente di Esperanza” dal nome della sua città natale, è stata seguita per otto anni dal momento della diagnosi di HIV, durante i quali i controlli della carica virale non hanno mostrato segni di infezione attiva nell’organismo né alcuna evidenza di malattia associata all’HIV. Il suo caso è stato descritto in uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Annals of Internal Medicine.
Durante gli otto anni di follow-up della paziente, la donna aveva assunto farmaci antiretrovirali (ART) solo durante la gravidanza (tra il 2019 e il 2020) e, subito dopo il parto (il suo bambino è nato sano e negativo al virus), aveva interrotto la terapia. I successivi controlli non hanno però mostrato segni di infezione attiva.
“Ciò che contraddistingue il suo caso è l’assenza di provirus HIV-1 intatti rilevabili e particelle virali HIV-1 competenti per la replicazione in un grande numero di cellule (150 milioni di cellule T CD4+, ndr) – hanno precisato i ricercatori – . Nel complesso, i nostri risultati suggeriscono che questa paziente possa aver ottenuto naturalmente una cura sterilizzante per l’infezione da HIV-1, sollevando la possibilità che una cura sterilizzante possa essere un risultato estremamente raro ma possibile”.