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Una donna è guarita dall’HIV senza cure mediche: ecco come è riuscita a sconfiggere il virus

Solo altre due persone nel mondo sono riuscite a liberarsi del virus ma entrambe erano state sottoposte a un trapianto di midollo osseo. La donna, una signora di 66 anni che aveva contratto l’infezione nel 1992, potrebbe essere la prima ad aver impedito al virus di replicarsi senza aver subito alcun trattamento o assunto farmaci.
A cura di Valeria Aiello
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illustrazione del virus HIV
illustrazione del virus HIV

Loreen Willenberg, una donna californiana di 66 anni che ha contratto l’HIV nel 1992 potrebbe essere la prima persona ad aver sconfitto il virus senza farmaci o un trapianto di midollo osseo. Lo riporta il New York Times, citando un nuovo articolo pubblicato su Nature che suggerisce un nuovo meccanismo attraverso il quale il corpo umano potrebbe impedire al virus di replicarsi. I ricercatori hanno analizzato 1,5 miliardi di cellule del sangue della signora Willenberg, il cui corpo ha soppresso l’HIV per decenni dopo l’infezione, e non hanno trovato traccia del virus. Nel mondo, solo altre due persone sono state dichiarate guarite dall’HIV – Timothy Brown di Palm Springs, in California, e Adam Castillejo di Londra – ma entrambi gli uomini erano stati sottoposti a trapianto di midollo osseo perché colpiti da tumori del sangue.

Ecco come viene sconfitto il virus

L’HIV è un virus particolarmente difficile da combattere. In seguito all’infezione, si inserisce all’interno del genoma umano, ingannando i meccanismi cellulari per replicarsi. Un attento esame di un campione di altre 63 persone riuscite a controllare l’infezione senza farmaci ha però indicato che il virus sembrava essere stato “sequestrato” del genoma in modo tale da non riuscire a duplicarsi. Risultati che hanno suggerito come queste persone, definite “controllori d’elite”, siano riuscite a tenere sotto controllo l’infezione senza terapia antiretrovirale.

I ricercatori hanno infatti osservato che nei controllori d’elité il virus si trova soltanto una parte del genoma così densa e remota che i meccanismi cellulari non riescono a replicarlo. Queste persone non hanno anticorpi rilevabili o cellule immunitarie in grado di rispondere rapidamente all’HIV ma il loro sistema immunitario ha una potente memoria del virus mediata dalle cellule T. Tali linfociti avrebbero dunque eliminato le cellule umane in cui i geni virali si erano inseriti in porzioni più accessibili del genoma. Un’azione che avrebbe dunque risparmiato solo quelle cellule in cui il virus si era insediato in regioni remote e dove non poteva essere replicato. “Questa è davvero l’unica spiegazione per i risultati che abbiamo ottenuto” ha detto il dottor Bruce Walker, ricercatore presso il Ragon Institute che ha studiato controllori d’élite per oltre 30 anni.

Secondo gli studiosi sarebbe inoltre possibile che alcune persone in terapia antiretrovirale per anni riescano a sopprimere l’HIV se, nel contempo, vengono somministrati anche trattamenti in grado di rafforzare il sistema immunitario. “Questo gruppo unico di pazienti ha fornito una sorta di prova della tesi secondo cui, attraverso la riposta immunitaria dell’ospite, sia possibile ottenere ciò che, clinicamente, è una cura – ha affermato il dottor Steve Deeks, professore di Medicina presso l’Università della California a San Francisco e autore dello studio – . I risultati suggeriscono che il trattamento stesso possa curare le persone, il che va contro tutti i dogmi”.

È certamente incoraggiante, ma speculativo – ritiene Una O’Doherty, virologo presso l'Università della Pennsylvania con sede a Filadelfia che non era coinvolta nello studio – . Servirebbe saperne di più di un paziente prima di dire ‘Oh, è guarito’”. Tuttavia, la dottoressa O’Doherty, esperta nell’analisi di grandi volumi di cellule, ha affermato di essere rimasta colpita dai risultati complessivi.

Gli studiosi stimano che circa il 10% delle persone con infezione da HIV che assume farmaci antiretrovirali, in particolare chi inizia a farlo subito dopo essere stato infettato, possa sopprimere con successo il virus anche dopo aver smesso di assumere il trattamento. “Qualcosa di simile accade anche in quelle persone” ritengono gli esperti. Si tratterebbe dunque di una “cura funzionale” che, se confermata da ulteriori ricerche, trasformerebbe la vita dei pazienti dal momento che i farmaci antiretrovirali possono avere gravi effetti collaterali, tra cui malattie cardiache e danni agli organi, specialmente quando assunti per molti anni.

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