Un virus vecchio di 30.000 è stato scoperto nei ghiacci siberiani

30.000 anni nel permafrost siberiano sono serviti soltanto ad “addormentarlo”, dopodiché il virus gigante è finito sotto i microscopi degli scienziati francesi che ne hanno descritto le caratteristiche in un articolo pubblicato da Proceedings of the National Academy of Sciences.

Il suo nome è Mollivirus sibericum ed è stato isolato dallo stesso campione di ghiaccio da cui proviene un altro virus gigante, scoperto nel 2014 dallo stesso gruppo di ricerca e battezzato Pithovirus sibericum: ma la saga di questi organismi, la cui caratteristica principale è quella di essere visibili alla luce del microscopio, è iniziata nel 2003 con la scoperta del Mimivirus. L'origine e l'evoluzione di entrambi i virus giganti sono a tutt'oggi oggetto di ipotesi diverse, talvolta contrastanti: quel che certo è che li accomuna un patrimonio genetico del tutto singolare. Il fatto che possano rivivere dalla preistoria è forse l'aspetto su cui si concentra maggiormente l'attenzione degli studiosi.

I ricercatori sarebbero, infatti, addirittura pronti per risvegliarlo, dopo essersi però assicurati senza alcuna ombra di dubbio che il virus non possa costituire un pericolo per gli uomini o per gli animali. Ma a che pro? Perché studi del genere – spiegano gli esperti – potrebbero rivelarsi fondamentali, negli anni a venire, con il problema dello scioglimento dei ghiacci come conseguenza del riscaldamento globale.

In futuro sarà necessario valutare che tipo di minacce possono provenire da queste antiche entità che, intrappolate nei ghiacci, rischiano di essere risvegliate dalle circostanze. Le stesse attività antropiche, le trivellazioni ad esempio, possono essere in grado di riportare tra di noi questi super virus: da questo deriva la necessità di tenerne sotto controllo le caratteristiche, anche se le probabilità che si verifichi un evento del genere sono piuttosto basse (ed occorrerebbe una certa dose di sfortuna).