454 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
Covid 19

Un “vecchio” farmaco potrebbe ridurre del 70% l’infezione da coronavirus

Lo rivela un team di ricerca internazionale che ha dimostrato di poter bloccare significativamente la replicazione del virus attraverso il fenofibrato, un medicinale impiegato per ridurre i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue.
A cura di Valeria Aiello
454 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Un farmaco usato da oltre vent’anni per abbassare i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue potrebbe essere impiegato per la cura di Covid-19. Lo rivela un team di ricerca internazionale guidato dall'Università di Birmingham e dalla Keele University di Staffordshire, nel Regno Unito, e dall’Istituto Scientifico San Raffaele di Milano, che ha dimostrato di poter ridurre significativamente l’infezione da coronavirus attraverso il fenofibrato e la sua forma attiva (acido fenofibrico).

Alla dose standard indicata per il trattamento dell’ipertrigliceridemia e degli alti livelli di colesterolo, il farmaco ha dato prova di ridurre fino al 70% l’infezione da Sars-Cov-2 in test di laboratorio, mostrando di poter interrompere la replicazione virale, alterando l’interazione tra la proteina virale Spike e il recettore cellulare ACE2.

La comparsa di varianti del coronavirus più contagiose ha portato a una rapida espansione dei tassi di infezione e dei decessi in diversi Paesi del mondo, in particolare nel Regno Unito, negli Stati Uniti ed Europa. E mentre si spera che i programmi vaccinali riducano i tassi di infezione e la diffusione del virus a lungo termine, c'è ancora un urgente bisogno di espandere il nostro arsenale di farmaci per curare i pazienti Sars-CoV-2 positivi – ha affermato Farhat Khanim della School of Biomedical Sciences dell’Università di Birmingham e autore corrispondente dello studio.

In alcuni Paesi i programmi di vaccinazione stanno progredendo rapidamente ma i tassi di somministrazione dei vaccini sono variabili, e per la maggior parte dei Paesi a reddito medio-basso è improbabile che proporzioni significative della popolazione siano vaccinate entro il 2022” ha aggiunto Alan Richardson della School of Pharmacy and Bioengineering della Keele University e autore co-corrispondente della ricerca. Oltre a questo divario, spiegano gli studiosi, sebbene sia stato dimostrato che la vaccinazione sia in grado di ridurre il tasso di infezione e la gravità della malattia, “non siamo ancora sicuri della forza e della durata della risposta”. Pertanto, la definizione di terapie efficaci “resta un’urgenza per trattare i pazienti Covid che sviluppano sintomi e richiedono il ricovero in ospedale”.

I risultati dello studio, pubblicati nel dettaglio su Frontiers of Farmacology supportano la richiesta di studi clinici per testare il farmaco nei pazienti ospedalizzati con Covid, in aggiunta a due trial attualmente in corso negli Stati Uniti dall’ospedale dell’Università della Pennsylvania e in Israele dalla Hebrew University di  Gerusalemme. “I nostri dati indicano che il fenofibrato può avere il potenziale per ridurre la gravità dei sintomi di Covid-19 e anche la diffusione del virus – ha spiegato Elisa Vicenzi dell’ Unità di patogenesi virale e biosicurezza dell’Istituto Scientifico San Raffaele – . Dato che il fenofibrato è un farmaco orale molto economico e disponibile in tutto il mondo, insieme alla sua vasta storia di uso clinico e al suo buon profilo di sicurezza, i nostri dati hanno implicazioni globali, specialmente nei Paesi a reddito medio-basso e in quegli individui per i quali i vaccini sono sconsigliati o non approvati, come i bambini, le persone con disturbi iperimmunitari e che assumono immunosoppressori”.

454 CONDIVISIONI
32805 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views