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Un Pianeta molto simile e molto vicino alla Terra

Poco al di fuori del Sistema Solare, c’è l’esopianeta che abbiamo sempre cercato: quello sul quale potrebbero esserci le condizioni per la vita come la conosciamo.
A cura di Nadia Vitali
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Rappresentazione artistica mostra una veduta della superficie del pianeta Proxima b in orbita intorno alla nana rossa Proxima Centauri, la stella più vicina al Sistema Solare (Crediti:ESO/M. Kornmesser)
Rappresentazione artistica mostra una veduta della superficie del pianeta Proxima b in orbita intorno alla nana rossa Proxima Centauri, la stella più vicina al Sistema Solare (Crediti:
ESO/M. Kornmesser)

C'è una piccola stella, una fredda nana rossa, chiamata Proxima Centauri: Proxima perché si trova ad appena 4 anni luce dal Sistema Solare, o qualcosina in più, essendo così la stella più vicina alla Terra (Sole escluso, naturalmente). Posta nella costellazione del Centauro, Proxima Centauri è troppo debole perché la si osservi a occhio nudo ma, nei suoi pressi, c'è una coppia di stelle particolarmente brillanti, Alfa Centauri AB. Ebbene, proprio in orbita attorno a questa stella, alcuni astronomi hanno individuato il Pianeta forse cercato più a lungo: il suo nome è Proxima b e si tratta dell'esopianeta più vicino a noi. E non solo.

Proxima b, un mondo roccioso

Se Proxima b ospitasse delle forme di vita primordiale – il che non è da escludersi, sulla base delle sue caratteristiche note agli scienziati – sarebbe il mondo abitato più vicino a noi. Le condizioni, almeno in parte, pare che ci siano. Con un periodo orbitale di appena 11,2 giorni, Proxima b si trova a circa 7 milioni di chilometri dalla sua stella madre: una distanza che è il 5% di quella che separa la Terra dal Sole.

L'esopianeta è, quindi, più vicino alla sua stella di quanto lo sia Mercurio al Sole: Proxima Centauri, però, è una stella estremamente più debole della nostra, ragion per cui Proxima b si trova praticamente nella sua fascia abitabile. E fascia abitabile – si sa – vuol dire possibilità per l'eventuale acqua presente in superficie di restare liquida. Le osservazioni hanno inoltre appurato che la sua massa è pari a 1,3 quella terrestre e che si tratta di un Pianeta roccioso: le similitudini sono troppe, per non sperarci.

C'è comunque un piccolo problema: l'eventualità che la superficie risenta dei brillamenti in Ultravioletto e dei raggi X della stella madre, che sarebbero molto più intensi di quelli che la Terra subisce dal Sole. In ogni caso, spiegano gli scienziati, la rotazione di Proxima b, la sua storia di formazione e la radiazione della sua stella madre rendono comunque il clima molto diverso da quello terrestre: ad esempio, è improbabile che ci siano variazioni stagionali.

Rappresentazione artistica dell'esopianeta Proxima b in orbita intorno alla stella nana rossa Proxima Centauri. La stella doppia Alfa Centauri AB appare nell'immagine in alto a destra di Proxima. (Crediti: ESO/M. Kornmesser)
Rappresentazione artistica dell'esopianeta Proxima b in orbita intorno alla stella nana rossa Proxima Centauri. La stella doppia Alfa Centauri AB appare nell'immagine in alto a destra di Proxima. (Crediti: ESO/M. Kornmesser)

La campagna di osservazione

Il merito della scoperta va allo spettrografo HARPS, montato sul telescopio da 3,6 metri dell'European Southern Observatory dell'Osservatorio di La Silla, in Cile. A guidare la campagna di osservazioni denominata Pale Red Dot, che nella prima metà del 2016 ha seguito con regolarità i movimenti di Proxima Centauri, è stato Guillem Anglada-Escudé, della Queen Mary University di Londra, il quale ha cercato di individuare le eventuali piccolissime oscillazioni della stella causate dall'attrazione gravitazionale di un piccolo esopianeta. In realtà, già nel 2013 un primo indizio aveva portato a sospettare dell'esistenza di qualcosa ma le misure non risultavano ancora convincenti: sono stati necessari due anni di pianificazione, ha spiegato Anglada-Escudé, per dare il via alla campagna di osservazione.

Combinazione di un veduta dei cieli australi, sopra al telescopio da 3,6 metri dell'ESO, con immagini di Proxima Centauri (in basso a destra) e della stella doppia Alfa Centauri AB (in basso a sinistra) ottenute dal telescopio Hubble della NASA/ESA. Crediti: Y. Beletsky (LCO)/ESO/ESA/NASA/M. Zamani
Combinazione di un veduta dei cieli australi, sopra al telescopio da 3,6 metri dell'ESO, con immagini di Proxima Centauri (in basso a destra) e della stella doppia Alfa Centauri AB (in basso a sinistra) ottenute dal telescopio Hubble della NASA/ESA. Crediti: Y. Beletsky (LCO)/ESO/ESA/NASA/M. Zamani

A caccia di vita

Che Proxima b sia abitabile o meno lo scopriremo in futuro, probabilmente, dato che la scoperta, i cui dettagli saranno pubblicati in un articolo in uscita su Nature, aprirà ad ulteriori osservazioni che si avvarranno anche di una nuova generazione di telescopi giganti in costruzione (come l'European Extremely Large Telescope).

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