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Un nuovo farmaco-scudo contro l’HIV?

Un approccio farmacologico radicalmente nuovo protegge le scimmie dal virus.
A cura di Nadia Vitali
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Illustrazione dell'HIV
Illustrazione dell'HIV

I vaccini, normalmente, portano il sistema immunitario a combattere un'infezione attraverso la produzione di anticorpi che neutralizzano il microrganismo estraneo. I ricercatori dello Scripps Research Institute californiano hanno, invece, alterato il DNA di alcuni primati per dare alle loro cellule proprietà anti-HIV. I ricercatori descrivono questo risultato come una grande svolta e hanno intenzione di far partire quanto prima la sperimentazione sugli esseri umani; anche alcuni esperti che non hanno preso parte al lavoro ritengono che il lavoro debba essere tenuto in gran considerazione.

Primi risultati positivi

La rivoluzionaria tecnica ricorre alla terapia genica, introducendo una nuova sezione di DNA all'intero di cellule sane. Questo materiale contiene le "istruzioni" utili a realizzare gli strumenti in grado di neutralizzare i diversi ceppi del virus HIV. L'esperimento per verificarne la validità, i cui risultati sono stati resi noti attraverso un paper pubblicato da Nature, ha dato esiti molto incoraggianti, mostrando che le scimmie risultavano protette da HIV-1, HIV-2 e SIV (il virus che infetta solo i primati non umani) per almeno 34 settimane. Non solo: poiché la protezione risultava molto elevata contro quantità altissime di virus, equivalenti anche all'ammontare dei nuovi virus che attaccano l'organismo di un paziente già cronicamente infettato, i ricercatori pensano che questo approccio potrebbe rivelare la sua utilità anche su persone che hanno già contratto l'HIV.

Come funziona il farmaco

Quando il virus infetta una cellula, attacca i linfociti T CD4, parte del sistema immunitario: l'HIV si fonde con la cellula e inerisce in essa il proprio materiale genetico, trasformando l'ospite in un sito di incubazione dell'HIV. Il nuovo studio, basandosi su precedenti scoperte avvenute nel laboratorio del Professor Michael Farzan, ha invece portato alla messa a punto di un farmaco che si fissa simultaneamente su due siti della superficie del virus impedendogli così di entrare e di iniziare la propria fase di replicazione. Il gruppo si è servito abilmente di una tecnologia preesistente per mettere a punto il "veicolo" che deve somministrare la proteina: un virus adeno-associato ingegnerizzato relativamente innocuo che non causa malattie e disturbi. Una volta iniettato nel tessuto muscolare, il veicolo trasforma le stesse cellule in "fabbriche" che possono produrre la nuova proteina abbastanza a lungo, per anni o forse per decadi.

La sperimentazione prosegue

Farzan, che è a capo del gruppo di ricerca, è fermamente convinto di essere più vicino di chiunque altro nel raggiungere lo scopo di una protezione universale contro l'HIV.

Il nostro composto è il più ampio e potente inibitore di ingresso dell'HIV mai descritto. A differenza degli anticorpi, che falliscono ancora nel neutralizzare una larga porzione dei ceppi di HIV-1, la nostra proteina si è dimostrata efficace contro tutti i ceppi testati, aprendo alla possibilità che possa trattarsi davvero di una valida alternativa al vaccino anti HIV.

Ma ci saranno ancora parecchi ostacoli da superare (purtroppo), prima di poter dire che è stato messo a punto un vaccino valido contro tutti i ceppi del virus: sono i tempi della scienza.

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