Un “Millennium Falcon” per il super telescopio ELT: sarà 200 volte più potente di Hubble
Procedono spediti i lavori per la costruzione del più potente telescopio ottico e infrarosso al mondo, l'ELT (Extreme Large Telescope), come dimostra l'immagine delle curiose fondamenta diffusa dall'Osservatorio Europeo Australe (ESO). La silhouette scolpita sulla cima del Cerro Armazones nel Deserto di Atacama, in Cile, dove la “prima pietra” del telescopio fu depositata nel maggio 2017, ricorda infatti quella del Millennium Falcon, l'iconica astronave di Star Wars comandata da Han Solo e Chewbacca.
Per sviluppare questa enorme struttura gli operai hanno dovuto appiattire la vetta della montagna di ben 18 metri, un lavoro necessario perché l'ELT aveva bisogno di uno spazio enorme nella migliore posizione possibile per la ricerca astronomica (assenza di inquinamento luminoso, clima secco e alta quota). Non è un caso che nello stesso deserto si trovi già un altro gigante dell'ESO, il VLT (Very Large Telescope), che tuttavia impallidirà innanzi alla potenza dell'avveniristico ELT, in grado di raccogliere più luce di più di 200 telescopi Hubble messi assieme.
Lo specchio dell'Extreme Large Telescope avrà un diametro di ben 39 metri, ma poiché è impossibile ottenere qualità scientifica con un un unico “disco” gigantesco, gli ingegneri hanno progettato una struttura a nido d'ape composta da ben 798 specchi esagonali da 1,4 metri. A differenza del VLT, che è composto da quattro grandi telescopi da 8,2 metri, l'ELT non sarà soggetto agli effetti dell'interferometria, procedura necessaria per ottenere un'unica immagine (senza spazi vuoti) dalla combinazione del lavoro di più specchi. In parole semplici, anche se sarà composto da un nugolo di piccoli specchi, con l'ELT si otterrà un'unica, spettacolare immagine, senza passare per complessi calcoli e algoritmi. Con i suoi 39 metri di diametro sarà in grado di raccogliere luce da un'area cento volte più grande di quella accessibile al VLT, oltre che di raccogliere cento volte più luce. Ciò permetterà di osservare nello spazio oggetti con una luminosità estremamente bassa.
Ma per cosa sarà sfruttata una simile “potenza di fuoco”? L'obiettivo degli scienziati dell'ESO è riuscire a scorgere gli esopianeti rocciosi mentre orbitano attorno alle proprie stelle di riferimento, ottenendo immagini preziosissime in grado di fornire dati sull'atmosfera dei corpi celesti. Combinando queste informazioni con quelle ottenute dall'avveniristico James Webb Space Telescope dell'ESA/NASA, l'erede spirituale di Hubble che dovrebbe essere lanciato entro il 2020, forse riusciremo a scoprire un pianeta gemello della Terra nel cuore della nostra galassia. I lavori sull'Extreme Large Telescope, costruito anche grazie al contributo dell'INAF e di diverse aziende italiane, dovrebbero essere ultimati nel 2024, per un costo complessivo di circa 1,4 miliardi di dollari.