Un fiocco azzurro nella Via Lattea
Mentre andavano in cerca dei più giovani pianeti della nostra galassia, gli astronomi della Rice University di Houston e del Lowell Observatory di Flagstaff si sono imbattuti in un oggetto veramente interessante, appartenente alla classe dei cosiddetti “Giovi caldi”: esopianeti dalla massa pari o superiore a quella del gigante gassoso del nostro Sistema Solare ma che orbitano molto più vicini alla proprio stella madre.
PTFO8-8695 b, l'esopianeta "candidato"
PTFO8-8695 b, questo il suo nome, ruota attorno ad una stella che ha appena due milioni di anni e porta a termine la sua orbita in sole 11 ore; ma sta anche perdendo progressivamente e lentamente il suo strato esterno, proprio a causa di questa sua estrema vicinanza con la stella madre.
Il baby-pianeta è stato individuato a circa 1.100 anni luce da noi, in direzione della costellazione di Orione e le sue caratteristiche sono descritte da uno studio in via di pubblicazione sulla rivista The Astrophysical Journal: in realtà gli scienziati non hanno ancora la prova definitiva del fatto che si tratti un pianeta, non avendo ottenuto una misura diretta della sua massa, ma le osservazioni effettuate spingono fortemente a pensare che lo sia. Meglio parlare, quindi, di un “candidato-pianeta”, il quale dovrebbe avere una massa pari a due volte quella di Giove, al massimo. Determinante è stata l'analisi spettroscopica della luce proveniente dalla stella, che ha rivelato due distinte componenti, una corrispondente al moto della stella, l'altra ad un corpo in orbita attorno ad essa.
Oggetti difficili da osservare
Non c'è la certezza assoluta, dunque, ma una ragionevole sicurezza nell'affermare che PTFO8-8695 b è un pianeta decisamente particolare: degli oltre 3.300 esopianeti scoperti fino ad oggi dagli astronomi, infatti, la gran parte orbita attorno a stelle di mezza età come il nostro Sole che di anni ne ha 4,5 miliardi. La scoperta di pianeti così giovani, quindi, è una grande opportunità per gli studiosi, anche se spesso le osservazioni sono rese estremamente difficili dalla scarsa luminosità che non viene captata dai telescopi odierni; oltretutto, attorno a creature neonate del cosmo, si trovano spesso intense velature che vengono generate dal materiale rilasciato e che rendono difficile scrutare al loro interno.
Il destino di chi si avvicina troppo "al Sole"
Il primo autore dello studio, Christopher Johns-Krull, ha spiegato che ancora molto poco si conosce del destino a cui va incontro l'esopianeta: è probabile, infatti, che esso si sia formato in un punto lontano dalla sua stella e che, migrando successivamente nell'orbita più stretta dove si trova attualmente, abbia avuto inizio la sua distruzione. In realtà esistono anche pianeti che seguono orbite molto stabili estremamente vicine a stelle di mezza età per cui, in effetti, è impossibile fare stime sulla velocità alla quale PTFO8-8695 b perderà tutta la propria massa: in definitiva non si può neanche affermare con certezza che questo processo metta a rischio la sua sopravvivenza.