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Un buco nero in collisione con le galassie

Lo ha “immortalato” il Sardinia Radio Telescope.
A cura di Redazione Scienze
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La singolarità al centro di un buco nero costituirebbe l'origine di un nuovo universo, diverso dal progenitore per i valori di alcuni parametri fondamentali.

Il Sardinia Radio Telescope (Srt) dell'Istituto Nazionale di Astrofisica ha osservato un buco nero gigantesco dirigersi ad altissima velocità verso il centro di un ammasso di galassie. Si tratta del primo studio realizzato sulla base dei dati raccolti da Srt, in combinazione con Sardara, nuovo sistema di acquisizione installato sul telescopio; il lavoro è stato condotto dai ricercatori dell'Inaf e dell'università di Cagliari ed è in via di pubblicazione sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

Il buco nero domina il nucleo di una galassia ellittica posta a circa 300 milioni di anni luce dalla Terra: gli oggetti si trovano in rotta di collisione con un ammasso di galassie chiamato 3C129, trascinati dalla forza di gravità che viene generata da una imponente concentrazione di materia oscura, galassie e gas caldo.

Attraverso le immagini radio, gli studiosi hanno potuto osservare un interessante fenomeno: il buco nero attrae la materia dallo spazio circostante ma una parte di questo materiale non precipita al suo interno bensì viene espulso con due getti spettacolari di plasma, formando una scia radio che si estende molto di più della stessa galassia. Un fenomeno, ha spiegato il primo autore dello studio Matteo Murgia dell'Inaf- Osservatorio di Cagliari, che in parte ricorda quello delle scie di condensazione prodotte dagli aerei, dove il “carburante incombusto” consiste in campi magnetici ed elettroni ad altissima energia che, raffreddandosi, emettono onde radio.

Il buco nero sta avanzando ad una velocità supersonica. Nell'atmosfera che circonda il buco nero, la velocità del suono è pari a 4 milioni di Km/h e il buco nero la supera di circa 1,5 volte. Davanti alla galassia, continua il ricercatore, c'è un fronte d'urto simile a quello che precede un jet militare supersonico; la velocità misurata risulta essere, con sorpresa, proprio quella teorizzata per giustificare la presenza dell'onda d'urto.

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